4 Novembre disobbediente

Ieri, 4 novembre è stata una giornata disobbediente per la Scuola per la pace.
La mattina alcune/i di noi sono riuscite/i a seguire il convegno, pur non certificato, La scuola non va alla guerra. L’educazione alla pace risponde alla repressione, con cui l’Osservatorio ha neutralizzato la intimidatoria censura di Valditara al precedente convegno organizzato dall’Osservatorio e dal CESTES . La scuola non si è fatta silenziare e il convegno ha registrato circa 2200 visualizzazioni. Nel pomeriggio abbiamo partecipato al presidio presso l’USR, dove docenti e studenti, forse per la prima volta, hanno saldato le loro istanze in un discorso politico comune contro la militarizzazione delle scuole, le guerre e i genocidi, le politiche di riarmo, la censura e la repressione del dissenso a favore di un futuro di pace, libertà e giustizia. La delegazione di docenti e studenti che è salita a conferire con il direttore generale ha espresso in modo corale queste istanze condivise. Le risposte del direttore generale, pur formali, ci danno utili indicazioni: ai docenti è stato detto che gli interventi di militari nelle scuole possono essere proposti dall’USR, ma che le scelte didattiche sono decise negli organi collegiali: Collegi docenti e consigli di classe. Dunque è necessario che le/i docenti riprendano il proprio ruolo, pretendendo che le scelte didattiche non siano imposte e che i progetti militaristi vengano presentati negli organi collegiali, per poterli discutere e contrastare. Agli studenti è stata offerta una generica disponibilità all’ascolto: dunque è necessario che le/gli studenti continuino la lotta, che è anche la nostra, per conquistare spazi di autonomia e agibilità politica nel mondo della scuola.

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Elaborato sulla storia della Palestina: il punto di vista delle studentesse

Chiara, docente al Galfer tra le promotrici del documento Gaza now!, ha condotto uno splendido lavoro con una sua classe e ci invia un elaborato di grande pregnanza:

Questo testo è stato scritto da cinque ragazze di una quarta liceo scientifico di Torino. È frutto di una loro rielaborazione e riflessione profonda a partire da alcune lezioni tenute da me in classe sulla storia della Palestina, come storia di colonialismo insediativo e di sradicamento di un popolo, dalla terra su cui viveva da millenni. Fino al genocidio e all’espulsione di oggi. Si intrecciano termini come memoria, dolore, testimonianza, speranza, amore per la terra e per la vita, giustizia, ritorno: parole che coinvolgono pensiero ed emozioni, soprattutto perché scritte da giovani capaci di credere, ed impegnarsi per un mondo diverso di giustizia, convivenza, solidarietà e pace.

Alunni: Ilaria, Sara, Amina, Bianca, Miranda, IVD

Elaborato

E’ estremamente importante ricordare ciò che è accaduto, e che sta tutt’oggi succedendo, in Palestina dopo il secondo conflitto mondiale; hanno tentato di nascondere ogni cosa, ma alla fine la verità emerge sempre. Il nostro lavoro si basa sul domandarci delle questioni: può una frase cancellare un popolo?
A primo impatto sembra impossibile; una frase è solo un insieme di parole, un modo per raccontare un’idea, per riassumere un progetto; tuttavia ci accorgiamo che alcune frasi non si limitano a descrivere il mondo: lo ricreano.
“Una terra senza popolo per un popolo senza terra.” A prima vista è solo uno slogan politico. Ma se ci fermiamo a studiarla nel dettaglio, scopriamo che dentro nasconde un intero sistema di potere.
Dire che una terra è “senza popolo” non è mai un’osservazione neutra: è un atto di cancellazione, è il gesto con cui si toglie il nome, poi la voce, e infine la casa.
Michel Foucault, filosofo e sociologo francese, ci ha insegnato che il linguaggio non è solo comunicazione, ma potere: chi definisce la realtà, la domina. E questa frase, nata
nell’Europa di fine Ottocento, ha avuto la forza di plasmare il destino di un intero popolo.
Ci chiediamo: cosa succede quando le parole diventano armi? Quando una frase determina che qualcuno, da un giorno all’altro, “non esiste”? Forse è da qui che dobbiamo cominciare
per capire la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese nel 1948.
Nel 1948 nasce lo Stato d’Israele e per il popolo ebraico è il momento dell’indipendenza, del ritorno, della rinascita, mentre per un altro popolo, quello palestinese, è l’inizio della catastrofe.
Oltre 700.000 persone sono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni o vengono espulse con la forza.
Centinaia di villaggi vengono distrutti e rasi al suolo. Alcuni spariscono completamente dalle mappe, altri vengono rinominati, come se cancellare il nome potesse cancellare la memoria.
Gli ulivi vengono sradicati, le pietre delle case utilizzate per costruirne di nuove.
Eppure, anche se la Nakba si è verificata più di settant’anni fa, non è mai finita del tutto.
Ancora oggi infatti esistono milioni di rifugiati palestinesi, molti dei quali nati in esilio.
Hannah Arendt, dopo aver vissuto in prima persona l’esilio e la persecuzione, ha scritto parole che ancora oggi ci fanno riflettere, parlando della “perdita del diritto ad avere diritti”.
Questo pensiero restituisce con schiacciante verità l’atroce sofferenza dei rifugiati, rivelando il peso della perdita dei diritti, compresi quelli umani inviolabili, come il diritto alla vita e alla libertà.
Cosa significa, davvero, perdere il diritto ad avere diritti? Significa che non si ha più luogo dove quei diritti possono essere riconosciuti, non è solo la perdita di una casa, di una terra, ma di qualcosa di più profondo: la perdita di appartenenza.
Quando nessuno Stato ti riconosce come cittadino, vieni estromesso dall’esistenza politica: resti sospeso tra la memoria di ciò che eri e l’incertezza di ciò che potrai essere. Non appartieni più ad una comunità, non hai più un posto nel mondo condiviso. Sei semplicemente un essere umano, ma senza un luogo dove poter esistere. Ed è proprio questo, secondo Arendt, il più grande scandalo della modernità.

E allora viene spontaneo chiedersi:
Come si sopravvive a una vita senza luogo?
Come si costruisce un’identità quando la terra che ti ha generato ti è stata tolta?
Chi sei, se non appartieni più a nessuno spazio, se nessuno Stato pronuncia il tuo nome come “uno dei nostri”?
Per i palestinesi, dopo quanto avvenuto nel 1948, questo è diventato la quotidianità,non si tratta solo della nostalgia per la casa perduta, ma anche del fatto di essere continuamente “fuori posto”, rifugiati nei campi, sospesi tra frontiere, tra documenti provvisori e identità
frammentate. E’ un’esistenza fatta di limiti che possiamo definirli invisibili: non poter tornare, non poter appartenere, non poter dire “questa è la mia terra”.
Arendt direbbe che in quella perdita non c’è solo ingiustizia, ma è un segnale d’allarme: quando un popolo perde il diritto ad avere diritti, tutti noi siamo più fragili.
Ciò significa che i diritti non sono davvero universali, ma dipendono dal riconoscimento
politico, dal potere, dalle mappe, dai confini. E allora i diritti non sono più “dell’uomo”, ma del
cittadino, e chi resta fuori da quella categoria, resta invisibile.
E allora ci chiediamo: può esistere l’umanità se ci sono persone senza diritti?
Può una civiltà definirsi giusta se accetta che milioni di individui vivano senza patria, senza
protezione, senza nome?
La riflessione di Arendt, in fondo, è un invito a guardare il mondo con occhi più responsabili.
Non basta dire “poveri rifugiati”: bisogna capire che ciò che accade a loro riguarda anche a
noi; ogni volta che un popolo viene reso invisibile, la nostra idea stessa di umanità si
indebolisce.
Perciò la Nakba non è solo un evento storico: è una ferita aperta per i palestinesi ma anche
per l’intera cittadinanza umana. Ogni campo profughi, ogni documento negato, ogni bambino
che cresce senza patria, ci ricorda che i diritti non sono mai garantiti per sempre, che vanno
difesi ogni giorno, per tutti.
E forse è proprio da qui che nasce la vera domanda: non è solo “come si vive senza radici?”
ma anche “cosa succede al mondo quando lascia che qualcuno le perda?”.
Cerchiamo di immaginare un villaggio palestinese prima del 1948.
Le case in pietra, gli ulivi che fanno ombra, le donne che stendono il bucato, i bambini che
corrono tra le strade. Tutto sembra immobile, quotidiano. Poi, in pochi giorni, tutto cambia.
Le case si svuotano, le famiglie scappano, i nomi spariscono. Molti di quei villaggi oggi non esistono più. Non sono stati solo distrutti, ma anche cancellati: rasi al suolo, ricoperti, rinominati. Al loro posto sorgono nuove città e basi militari. Come se cancellare il passato
potesse rendere più “puro” il presente.
E qui nasce la domanda difficile: perchè si cancella?
Forse per paura. Forse perché è più facile costruire qualcosa di nuovo se si finge che prima
non ci sia stato niente.
Forse perché accettare che qualcuno c’era, che viveva, amava, pregava, sperava, obbligherebbe a fare i conti con una colpa.
Ma cancellare non è mai qualcosa di neutro. E’ una violenza che lascia silenzio. Togliere un nome, cambiare una mappa, sradicare un ulivo: sono gesti che vogliono dire “non sei mai esistito”.
Eppure proprio in quel tentativo di cancellazione, nasce la resistenza della memoria.
Anche se le mappe non li segnano più, quei villaggi vivono ancora nella mente di chi li ha abitati. I genitori raccontano ai figli dove stava la casa, dove passava la strada, dove crescevano i fichi. Le chiavi delle porte, portate via durante la fuga, vengono considerate
come reliquie. Sono pezzi di un mondo scomparso, ma anche prove di un’esistenza che nessuno può mai negare, neanche Netanyahu.
E allora ci chiediamo: può davvero sparire un luogo se qualcuno continua a ricordarlo?
Forse no. Forse la memoria è più potente della geografia.
C’è qualcosa di profondamente ingiusto in questa logica del “cancellare per esistere”.
Per un popolo nuovo, costruire la propria identità è diventato possibile solo togliendo quella dell’altro e questo dovrebbe farci riflettere: può un’esistenza fondarsi sull’assenza di un
altro? Può esserci vera libertà se nasce dalla negazione di qualcun’altro?
La verità è che cancellare non distrugge, lascia solo ferite aperte. Le pietre dei villaggi demoliti, riutilizzate per costruire case nuove, sono come testimoni muti. Le radici degli ulivi sradicati crescono, a volte in mezzo all’asfalto, come se la terra stessa rifiutasse di
dimenticare.
La cancellazione, alla fine, non è solo fisica: è anche simbolica.
E’ un tentativo di riscrivere la storia, di dire “qui non c’era nessuno”. Ma ogni volta che un nome viene tolto da una mappa, resta una voce che lo pronuncia a voce bassa, una memoria che si lascia cancellare.
E forse è proprio per questo che spaventa chi cancella: il fatto che la memoria, anche quando sembra fragile, sopravvive.
Ci sono storie che restano sepolte per anni, come se il tempo potesse davvero coprirle.
Tantura è una di queste.
Un piccolo villaggio palestinese, come tanti altri, cancellato nel 1948. Case distrutte, famiglie disperse e, secondo molte testimonianze, un massacro che per decenni nessuno ha voluto ricordare.
Per molto tempo, Tantura è stata rimossa dalla memoria collettiva: assente dai libri di storia
e ignorata nei discorsi ufficiali, come se non fosse mai esistita.
Ma la memoria, si sa, non obbedisce alle regole del silenzio. Resta lì, nascosta, pronta a
riemergere quando qualcuno trova il coraggio di ascoltarla.
E’ quello che è successo con il documentario “Tantura”.
Un documentario che non urla, ma dice la verità. Racconta di come lo storico israeliano
Teddy Katz, raccogliendo testimonianze di ex soldati e sopravvissuti, ha scoperto una vita
scomoda: che in quel villaggio è avvenuto un massacro, poi negato, dimenticato, riscritto.
Quando Katz lo ha raccontato, venne screditato, messo a tacere. Perchè? Forse perché
riconoscere il dolore dell’altro è la cosa più difficile che si possa fare.
Ammettere che un’ingiustizia è avvenuta non è solo un atto storico, ma anche umano.
Significa guardarsi dentro e accettare che la propria identità può avere delle ombre.
E non tutti riescono a farlo. Non tutti riescono a dire: “Sì, anche noi abbiamo fatto del male”
per non danneggiare la propria immagine di Paese più morale del Mondo. Come spiega Ilan
Pappé la storia che Israele ha sempre raccontato a sé stesso e agli altri è quella di una
nazione pura, nata dal bisogno di giustizia, un piccolo Davide coraggioso che si è sempre
difeso da un mondo ostile. Ma questa storia nasconde una verità difficile da ammettere.
Mentre Israele celebrava la sua nascita, oltre 750.000 palestinesi venivano cacciati dalle loro
case e dalle loro terre. Questo evento, che i palestinesi chiamano Nakba, è la parte della
storia che manca in quella ufficiale israeliana. Pappé sostiene che, per mantenere intatta la
propria immagine di nazione morale, Israele ha dovuto cancellare questo ricordo, trattandolo
come se non fosse mai accaduto o come se fosse stato necessario per difendersi dagli
Arabi che loro chiamano animali. Ammettere di essere nati da un atto di “pulizia etnica”,
come lo definisce lui, farebbe crollare l’intero edificio morale su cui si basa lo Stato.
Pappé spiega che l’identità ebraico-israeliana è costruita sull’essere stati vittime per secoli.
La paura più grande è guardarsi allo specchio e scoprire di essere diventati il contrario: degli
oppressori. Perdere lo status di vittima e riconoscere di essere la causa della sofferenza di
un altro popolo sarebbe, secondo Pappé, psicologicamente devastante per la coscienza
dell’intero Paese.
Come si ci sente a sentirsi sempre nella parte della ragione mentre si occupa militarmente un altro popolo?
Pappé spiega che si attiva un meccanismo di difesa molto potente: la disumanizzazione. Se si smette di vedere i palestinesi come persone con sogni, famiglie, diritti e una storia, e si inizia a descriverli solo come un “problema demografico”, una “minaccia per la sicurezza” o
“terroristi”, diventa molto più semplice giustificare quelle azioni e in questo modo la coscienza può rimanere pulita e l’idea di nazione “pura” può continuare a vivere.
E allora ci chiediamo: perché è così difficile ascoltare il dolore dell’altro?
Forse perché la memoria non è mai neutrale, infatti Israele sceglie cosa ricordare (la propria sofferenza) e cosa cancellare (il dolore altrui).
Ricordare significa scegliere da che parte stare, o almeno ammettere che una parte è rimasta fuori dal racconto.
Ma è solo accettando anche quella parte che possiamo davvero capire.
Il documentario su Tantura ci insegna una cosa semplice ma fondamentale: il silenzio non guarisce, nasconde, negare la memoria non protegge, ma avvelena e la verità, anche se fa paura, è l’unica strada per la riconciliazione.
Forse il senso più profondo di questa storia è proprio questo: la memoria non appartiene a un popolo solo. E’ qualcosa che ci riguarda tutti.
Ogni volta che un dolore viene taciuto, la nostra umanità si spegne un po’. Ogni volta che qualcuno trova il coraggio di raccontare, la storia torna a respirare.
Mentre tutto questo accadeva, il mondo guardava.
O forse faceva finta di vedere.
Nel 1948, quando è nato lo Stato di Israele, gran parte dell’Occidente ha visto in esso una risposta giusta dopo l’orrore della Shoah. Ma nel tentativo di riparare un dolore, ne hanno ignorato un altro.
La nascita di un popolo significa, per un’altro, l’inizio dell’esilio. Così, la gioia di alcuni è diventata il silenzio di altri.
Dopo la Seconda guerra mondiale le tensioni tra Israele e Palestina si sono trasformate in qualcosa di più grande: un campo di battaglia politico, perfino ideologico.
Durante la Guerra Fredda, il conflitto in Medio Oriente è diventato una scacchiera su cui le grandi potenze giocano le loro mosse.
Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica non videro più persone, ma alleati e nemici e gli stessi USA, per contenere l’influenza sovietica, decisero di legarsi ad Israele. Lo armarono, lo finanziarono, lo raccontarono come il “Paese della libertà” in una regione instabile.
Dall’altra parte, l’Unione Sovietica cercò appoggio nei Paesi Arabi, spingendoli contro Israele, ma senza mai impegnarsi davvero a difenderli.
Così, anche la tragedia è diventata uno strumento nelle mani dei potenti.
I Paesi Arabi stessi, come Egitto, Siria, Iraq, usarono a volte il conflitto per rafforzare il consenso interno, per distrarre i propri cittadini da crisi e ingiustizie.
Il risultato è stato che, mentre i governi discutevano, i palestinesi continuavano a vivere nei campi profughi, senza casa, senza diritti, senza voce.
E oggi, dopo più di settant’anni, la situazione non è così diversa.
Il conflitto è diventato anche un’arma mediatica. Politici, aziende e persino miliardari usano il tema di Israele e Palestina per guadagnare voti, influenza, visibilità.
Si creano campagne pubblicitarie, messaggi mirati, parole che cambiano forma a seconda di chi le deve ascoltare. E’ lo stesso meccanismo di allora: cambiare il linguaggio per cambiare
la verità.
E allora viene spontaneo chiedersi: il mondo guarda davvero, o guarda solo ciò che gli conviene vedere?
Perchè mentre le potenze parlano di “alleanze”, “sicurezza” o “stabilità”, milioni di persone continuano ad essere bombardate, a vivere tra i muri, check-point e campi profughi.
Come si può parlare di pace, se non si parla mai di giustizia?
Forse la pace non è solo la fine della guerra, ma il ritorno alle radici.
Il ritorno a quel legame invisibile che ognuno di noi ha con la sua terra, con i luoghi che ci hanno cresciuto.
Perché quando perdi la tua casa, non perdi solo dei semplici muri: perdi una parte di te.
Perdi i suoni, gli odori, le abitudini. Perdi l’appartenenza e senza di essa, la vita si spezza in due: da una parte c’è ciò che eri, dall’altra ciò che non puoi più essere.
Simone Weil, filosofa francese, dice che l’essere umano ha bisogno delle radici come gli organi del corpo. Le radici non sono solo terra, sono il senso, sono la dignità.
Essere “radicati” significa sapere da dove vieni e sentire che quel luogo ti riconosce.
Perdere le radici, invece, significa smettere di esistere agli occhi del mondo.
E’ quello che accade ai rifugiati palestinesi: sono vivi, ma spesso invisibili.
Non hanno un luogo da cui trarre forza, eppure continuano a portarlo dentro.
E allora ci chiediamo: come si vive sapendo di appartenere a un posto che non ti appartiene più? Come si fa a restare umani quando tutto intorno ti dice che non conti, che non esisti, che la tua storia non vale?
Qui entra in gioco anche Frantz Fanon, psichiatra francese, che ci ha insegnato che la colonizzazione non è solo occupazione di terre, ma anche della mente.
Quando viene sottratta la terra, si insinua anche l’idea di non averla mai meritata. Si comincia a dubitare di sé, della propria lingua, della propria cultura.
Ma Fanon ci ricorda anche un’altra cosa: la liberazione inizia quando il silenzio si rompe,quando cioè chi è stato colonizzato smette di credere alla voce del dominatore e torna a credere alla propria. E’ solo adesso che la memoria diventa un’arma non violenta,
ma potentissima. Non per vendicarsi, ma per guarire.
Simone Weil e Fanon, pur venendo da mondi diversi, ci parlano della stessa verità: che un essere umano senza radici è come un albero tagliato alla base, può ancora vivere un po’, ma prima o poi si secca.
I palestinesi, con la loro lingua, le loro poesie, le chiavi conservate, ne sono la prova.
Le radici non servono solo a ricordare il passato, ma a resistere nel presente.
E la ferita più grande non è quella del corpo, ma quella dell’anima: quella di chi è
consapevole di appartenere a un luogo che gli è stato tolto.
Forse allora la giustizia non è solo restituire una terra, ma riconoscere un’esistenza.
Riconoscere che ogni popolo, ogni persona, ha diritto di sentirsi “a casa” da qualche parte.
Perchè non c’è pace possibile se qualcuno, ancora oggi, è costretto a vivere senza radici e senza voce.
E allora la memoria diventa l’unico luogo dove poter tornare.
quando la terra ti viene tolta, la memoria diventa la tua casa.
E’ lì che continui a esistere, anche se il mondo finge di non vederti.
La memoria è una forma di resistenza silenziosa.
Non ha bisogno di armi, ma di parole, di ricordi, di gesti.
E’ tramandare una storia, un profumo, una lingua.
E’ dire “io c’ero” anche quando ti vogliono cancellare.
Frantz Fanon ci ha insegnato che la colonizzazione non toglie solo la terra, ma anche la fiducia in sé stessi. Ti fa credere di non meritare la libertà, ti convince che la tua cultura
valga meno, che la tua voce sia troppo piccola per essere ascoltata.
E’ una violenza che entra dentro, che spegne la persona piano piano.
Ma la liberazione inizia proprio lì, quando quel silenzio si rompe. Quando chi è stato cancellato ricomincia a raccontarsi.
E come ho già detto prima, la memoria non serve per vendicarsi, ma per guarire. E in questa guarigione entra la poesia.
Perchè la poesia è la memoria che respira, è la parola che tiene in vita ciò che la storia prova a dimenticare.
Mahmoud Darwish, poeta palestinese, ha scritto versi che non parlano di odio o di guerra, ma di amore per la vita.
Nella sua poesia “Su questa terra/َ ْرضv َھ ِذ ِه اkmَ n”, ricorda che, anche nel dolore più grande, esistono ancora cose che meritano di essere vissute: l’aroma del pane fresco, il ricordo del primo amore, una madre che canta, la bellezza di settembre, una donna che ride.
Tutte le cose piccole, ma immense.
E poi, alla fine, Darwish scrive:
“Su questa terra c’è ciò che merita la vita…
Si chiamava Palestina.
Continua a chiamarsi Palestina”
E’ un verso che non chiede pietà, ma riconoscimento.
Non parla di vendetta, ma di dignità.
Dice che anche chi è stato privato di tutto merita di vivere, di amare, di appartenere.
La poesia, in questo senso, diventa una casa per chi non ha una casa, una patria fatta di parole, un modo per dire che loro esistono ancora.
E forse è proprio per questo il valore più profondo della memoria:
non lasciare che il dolore cancelli la bellezza,
non lasciare che la rabbia uccida la speranza,
non lasciare che la storia venga scritta solo dai vincitori.
Ricordare non significa restare fermi nel passato, ma continuare a scegliere la vita, anche quando la vita sembra ingiusta.
Significa credere che, nonostante tutto, su questa terra c’è ancora qualcosa che merita di essere amato. Finché ricordiamo e le parole non si perdono, c’è la possibilità di ottenere una giustizia migliore.
Concludiamo dicendo che, forse, la storia non si misura solo con le date o con le guerre vinte, ma con le ferite che restano aperte.
La Nakba non è solo un evento del passato, è una condizione dell’anima.
E’ l’impossibilità di tornare, ma anche la forza di non smettere di ricordare.
E’ la prova che un popolo può essere scacciato dalla sua terra, ma non dal suo nome.
E allora ci chiediamo: che cosa significa davvero “avere una patria”?
E’ solo un confine, una bandiera, un documento?
O è qualcosa che ci portiamo dentro, che fa parte di noi, del nostro modo di amare, sognare e resistere?
Forse avere una patria significa avere un posto dove non devi giustificare la tua esistenza. E finché anche una sola persona non ha quel posto, nessuno può dirsi davvero libero.
Il mondo continua a parlare di “pace”, ma a volte sembra che non sappia più cosa significhi.
Perchè la pace non è solo assenza di guerra, è la presenza di giustizia, di ascolto, di riconoscimento. E’ poter dire “io esisto” senza paura.
E ci chiediamo: quante persone nel mondo, oggi, non possono ancora dirlo?
Ci siamo abituati a vedere la sofferenza come qualcosa di lontano, come immagini da uno schermo.
Ma ogni volto che vediamo, ogni casa distrutta, ogni nome cancellato, è una storia che ci riguarda. Perchè la disumanizzazione di una persona diventa, lentamente, la disumanizzazione di tutti.
E se impariamo a voltare lo sguardo di fronte a un’ingiustizia, finiamo per non vedere più nessuna.
La memoria, allora, non serve solo a ricordare ciò che è accaduto, ma a capire chi vogliamo essere. Ci obbliga a fare i conti con la nostra responsabilità. A chiederci: cosa significa stare a guardare? Cosa significa restare in silenzio? E cosa accade quando la storia viene
raccontata solo da chi ha il potere di scriverla?
Forse ricordare la Nakba, oggi, significa imparare a guardare con occhi più umani.
Significa non lasciarsi convincere che esistano vite che valgono meno.
Significa dare valore alle piccole cose, come fa Darwish nella sua poesia: il pane caldo, una madre che canta, una risata che rompe il silenzio.
Sono questi gesti che tengono viva l’umanità anche nei luoghi più feriti.
E allora sì, la memoria diventa un atto d’amore.
Non per restare nel dolore, ma per riconoscere la vita anche dove sembra scomparsa.
Perchè ricordare è dire che tu sei esistito e la tua storia conta.
E’ un modo per restituire dignità a chi l’ha persa, per ridare nome a chi è stato dimenticato.
Forse, in fondo, è questo il nostro compito: non smettere mai di vedere.
Non smettere di ascoltare le voci che non si sentono più.
Non smettere di credere che, anche dopo la distruzione, qualcosa di bello possa ancora crescere.
E allora la vera domanda diventa: cosa ne facciamo di tutto questo dolore?
Lo lasciamo marcire dentro di noi, o lo trasformiamo in un modo nuovo di guardare?
Possiamo scegliere di non ripetere gli stessi errori e di scegliere la compassione al posto dell’indifferenza.
Perchè come scrive Darwish, “su questa terra c’è ciò che merita la vita”.
E forse il primo passo per meritarla davvero è imparare a non dimenticare.
A ricordare non per restare chiusi nel passato, ma per rendere il presente più giusto, più umano, più vero.
E allora sì, concludiamo dicendo che finchè qualcuno, da qualche parte, lotta per essere visto, ascoltato e ricordato, la storia non è finita.
Non lo sarà finché qualcuno, in qualsiasi luogo, continuerà a lottare per avere un volto, una voce e un ricordo.
È una lotta che chiede giustizia. Che chiede di riscrivere il passato. Che chiede, semplicemente, di essere umani.



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Il 4 novembre non è la nostra festa!

«Patria si fa chiamare lo Stato ogni volta che si accinge a uccidere»
F. Dürrenmatt

Il 1 marzo 2024 il governo ha approvato la legge di istituzione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate e il 4 novembre, ricorrenza della fine del primo conflitto mondiale, in cui le scuole vengono invitate a promuovere e partecipare a eventi e celebrazioni che esaltano l’unità nazionale, la difesa della patria e il ruolo delle Forze Armate.
Diversamente da quanto vorrebbe imporci una propaganda bellica insistente, la Scuola per la Pace ritiene che nella giornata del 4 novembre ci sia ben poco da celebrare, men che meno le Forze Armate e l’Unità nazionale.
La prima guerra mondiale fu una tragedia di proporzioni immani: circa dieci milioni di caduti sui campi di battaglia, oltre sei milioni e mezzo di civili deceduti per cause direttamente riconducibili al conflitto, almeno un’altra decina di milioni di vittime tra feriti e dispersi. La drammaticità dell’ecatombe nulla ha a che fare con la retorica della «difesa della Patria», espressione grottesca – se riferita al primo conflitto mondiale.
Sin dalle premesse la partecipazione italiana al conflitto ha ben poco di glorioso e molto di cui vergognarsi. Nel maggio del 1915, facendo leva sulla campagna di agitazione nelle piazze promossa dai nazionalisti, il governo italiano di Salandra obbliga di fatto il Parlamento ad approvare a scatola chiusa l’ingresso in guerra a fianco dell’Intesa. A Londra, poche settimane prima, gli emissari governativi italiani avevano siglato un patto segreto con la Francia e la Gran Bretagna. Sono mere ragioni di espansionismo imperialista a trascinare il paese – la cui opinione pubblica era in prevalenza schierata per la neutralità – in una guerra di aggressione travestita da lotta di liberazione nazionale. Altro che «difesa della Patria»!
E così, grazie a una sorta di colpo di Stato, ordito da monarchia e governo, l’Italia, al pari delle grandi potenze europee, può partecipare al massacro: un tripudio per il settore industriale che vedrà moltiplicati esponenzialmente i profitti, una tragedia per le classi subalterne di tutta la penisola. La guerra, ieri come oggi, è un affare economico per chi la promuove e la celebra.
Ai milioni di soldati di leva, inviati al fronte come carne da cannone, si sommano lavoratrici e lavoratori dell’industria che, nelle fabbriche militarizzate, sono costretti a subire il duro disciplinamento imposto dall’economia di guerra. È sospesa la libertà di organizzazione sindacale, sono cancellate le conquiste sociali dei decenni precedenti: perché la guerra, ieri come oggi, significa compressione dei diritti.
Il disprezzo della vita umana mostrato dalle alte gerarchie dell’esercito è evidente. Alle offensive suicide volute da Cadorna, in cui muoiono centinaia di migliaia di soldati per avanzare di qualche manciata di metri, si sommano le circolari in cui si autorizza la decimazione o la punizione collettiva dei reparti che non si mostrano abbastanza coraggiosi. I disertori catturati sono fucilati dai carabinieri appostati alle spalle del fronte. In guerra, ieri come oggi, i diritti dell’individuo sono annientati in nome di una presunta ragion di stato.
Ma si soffre anche nelle retrovie, dove la popolazione civile è stremata dal razionamento e dai ritmi massacranti di lavoro nelle fabbriche. Nell’agosto del 1917 a Torino scoppiano rivolte popolari guidate da donne e giovani che chiedono “pane e pace”, sfidando la forza pubblica che uccide decine di manifestanti. La guerra, ieri come oggi, scarica i suoi costi sulla povera gente.
Nell’ottobre del 1917, per prevenire ulteriori rivolte, un decreto governativo introduce il “reato di disfattismo” che vieta di esprimere pubblicamente considerazioni negative sull’andamento della guerra e impedisce di criticare il governo. Già dall’inizio del conflitto erano entrati in vigore la censura sui giornali e il controllo capillare della corrispondenza. Cessa così di esistere la libertà di espressione in nome dell’interesse nazionale: perché la guerra, ieri come oggi, significa reprimere il dissenso, soffocare il pluralismo.
Ancora peggiore è l’eredità della guerra: un vero e proprio trauma collettivo. L’esaltazione istituzionale della violenza, coltivata durante il conflitto, sarà il brodo di coltura del nascente fascismo. Il mito dannunziano della “vittoria mutilata”, la celebrazione dei caduti come “martiri della patria”, la retorica della “aristocrazia delle trincee”, l’odio contro i “nemici della nazione” sono i pilastri su cui si fonda una buona parte del discorso fascista. La guerra cancella così ogni sfumatura nel dibattito pubblico, tutto è ridotto alla logica binaria “amico/nemico”.
Sono queste solo alcune delle ragioni storiche che, in occasione del 4 novembre, ci impediscono, come insegnanti, di celebrare acriticamente l’Unità nazionale e le Forze armate. Alla retorica della patria, astratta e istituzionale, preferiamo gli appelli concreti per la pace pronunciati dal socialista francese Jean Jaurès, assassinato alla vigilia dell’ingresso in guerra del suo paese. Ci piace presentare ai nostri studenti la concretezza della prosa di Erich Maria Remarque, strappato dai banchi di scuola e scaraventato, ancora diciottenne, sul fronte occidentale. Amiamo consigliare la visione di Uomini contro di Francesco Rosi, una pellicola a lungo accusata di “vilipendio delle forze armate”, ma, di fatto, direttamente ispirata all’opera memorialistica di Emilio Lussu, giovane ufficiale volontario che imparò sul campo di battaglia l’assurdità della guerra. E ancora, nelle nostre riflessioni pedagogiche, ci ispiriamo a Célestin Freinet ferito nella battaglia di Verdun e, in seguito, sostenitore di un’educazione non coercitiva e non autoritaria.
Siamo del tutto contrari alla crescita esponenziale degli stanziamenti per le spese militari, mentre sono tagliati il welfare, i trasporti, la sanità e le pensioni. Ci rifiutiamo di accettare la normalizzazione della guerra attraverso la presenza nelle scuole di Forze Armate e Forze dell’Ordine, che presentano il mestiere del soldato come una carriera brillante e trattano delicate problematiche psicologiche e sociali con linguaggi sanzionatori.
Per questo il 4 novembre non parteciperemo ad alcuna celebrazione militarista, ma al Corso di formazione dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e della società e nel pomeriggio saremo in piazza per opporci a tutte le guerre, per rifiutare la militarizzazione della scuola e delle nostre vite, per rivendicare pace e giustizia nella scuola e nella società.


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CONVEGNO Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle universita’

Il convegno organizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università per la mattina del prossimo 4 novembre sta registrando una richiesta di partecipazione molto elevata. A questo proposito ricordiamo che: 1) i docenti che dovranno produrre alle scuole l’attestato di presenza possono iscriversi direttamente sulla piattaforma Sofia (ID 101607 ) o mandando una mail a info@formazione-cestes.it
2) per chi non ha necessità dell’attestato sarà possibile seguire i lavori della mattinata sulla pagina youTube

@osservatorionomilitarizzazione

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Ddl Gasparri: hasbara e repressione per l’assimilazione delle coscienze

Segnaliamo con preoccupazione che le recenti e numerose esternazioni di personalità politiche (oltre che sui social) che stigmatizzano i movimenti per la Palestina, le scuole e le università, accusati di antisemitismo, fanno parte di una campagna mirata di sostegno al ddl Gasparri di Contrasto all’antisemitismo che equipara antisemitismo, antisionismo e critiche a Israele, comminando pene detentive a coloro che con parole, scritti o simboli, quali possono essere una carta geografica della Palestina o lo slogan “Palestina libera dal fiume fino al mare”, negherebbero “il diritto di esistenza dello stato di Israele”. Di questa legge, ora in Commissione al Senato, che criminalizza le critiche a Israele mettendo nel mirino le scuole e le università, è necessario comprendere e denunciare la portata repressiva. La manipolazione del linguaggio attuata da una insistente hasbara israeliana alleata con le destre mondiali ha radici lontane e coinvolge molti paesi: basti solo dire che dal giugno 2024 la legge sulla cittadinanza della Germania impone ai richiedenti la dichiarazione di fede nel “diritto di esistenza dello stato di Israele”.
La libertà di pensiero, di parola e di insegnamento sono fortemente minacciate.
Riconosciamo in questo salto politico autoritario il realizzarsi sempre più evidente di una forma di israelizzazione della società che attraverso la mistificazione proterva della realtà, l’islamofobia insieme con il militarismo cognitivo, le parole d’ordine “sicurezza” e “difesa”, la sorveglianza e il controllo, l’espulsione dei soggetti non conformi, acuisce le diseguaglianze sociali, sostiene il dominio economico della finanza globale, annienta la partecipazione democratica e reprime il dissenso.
Ma i giochi non sono ancora fatti e, come docenti, intendiamo continuare a farci protagonisti della critica e del contrasto alla assimilazione delle coscienze che tali processi tentano di imporre.

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Mozioni e documenti per la Pace approvati nelle scuole

… in aggiornamento …

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La Scuola per la pace

Chi siamo

La Scuola per la pace Torino e Piemonte è una rete spontanea e informale di docenti e cittadine/i che nel settembre 2022 hanno sottoscritto un appello per il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati tra Russia e Ucraina a cui è seguita una manifestazione con circa 700 docenti e cittadine/i davanti al Comune di Torino il 15 ottobre 2022.

La mobilitazione per la fine della guerra in Ucraina e, successivamente, per la fine del conflitto israelo-palestinese, del genocidio e dell’apartheid in Palestina, è nata dalla convinzione e dal timore che tali conflitti non siano che l’inizio di un confronto diretto tra le potenze capace di provocare una Terza guerra mondiale.

Da tre anni a questa parte, la corsa agli armamenti, gli investimenti pubblici nella difesa, il proliferare di industrie di armi, la propaganda di guerra che attraversa le scuole e la società con la militarizzazione dell’infanzia e dell’adolescenza, la curvatura della ricerca universitaria a fini bellici, confermano la folle deriva dei governi europei e statunitense verso la guerra globale come sbocco della crisi politica ed economica di egemonia mondiale dell’Occidente.

Gli effetti devastanti del sistema guerra hanno già cominciato a edificare quel sistema politico del quale misuriamo giorno per giorno la gravità: centinaia di migliaia di morti, diffusione di intolleranza e odio, censura del libero pensiero a favore delle ideologie di guerra, tagli alle spese per sanità, scuola e in generale per la spesa pubblica, impoverimento di coloro che vivono di redditi fissi a causa dell’inflazione, distruzione ambientale prodotta dalla guerra, che si somma alla crisi climatica sempre più evidente.

Per contrastare questa deriva la Scuola per la pace vuole contribuire alla costruzione di un grande movimento popolare di opposizione, come quello che è sceso nelle piazze italiane a sostegno della Palestina, e la nostra pratica politica è dunque trasversale, includendo soggettività diverse, accomunate dal pacifismo, dall’antimilitarismo, dal femminismo, dall’antifascismo, per la pace, la giustizia sociale e la libertà, per la solidarietà e i diritti umani e di cittadinanza, sulla base della Costituzione.

Il nostro metodo è quello di sollecitare la partecipazione diretta di docenti, studenti, cittadine e cittadini: non ci sostituiamo alle/i colleghe/i nella programmazione e nella didattica presentando progetti preconfezionati, ma sollecitiamo la presa di parola e l’autonomo “protagonismo docente” nelle rispettive scuole attraverso molteplici azioni e iniziative che ne ispirano altre e che si connettono tra loro in un circolo virtuoso di contaminazioni e rilanci.

Perciò in questi tre anni la Scuola per la pace, in connessione e/o collaborazione con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, la Associazione Scuola e Società, la Assemblea Scuola Torino, la associazione Volere la luna, il Centro Studi Sereno Regis, il Coordinamento contro la guerra e chi la arma,  il Coordinamento AGiTe, l’Istituto Gramsci di Torino, la Casa delle donne di Torino, Torino per Gaza, Docenti per Gaza e altri, ha seguito le tre strade della cultura, della piazza e della solidarietà: documenti e mozioni nelle scuole per l’educazione alla pace e contro il genocidio in Palestina, corsi di formazione per insegnanti, didattica di pace attraverso interventi di esperti nelle classi, riflessioni teoriche e didattiche sui temi della pace e della guerra con articoli, dibattiti pubblici, partecipazione e organizzazione di convegni, insieme con manifestazioni, cortei, presidi, assemblee pubbliche, appelli, raccolte di fondi per la popolazione di Gaza con associazioni come ACS e Gazzella onlus e il Comitato Un aiuto per la Palestina, di cui fanno parte alcune/i di noi.

La cultura, la piazza e la solidarietà sono i nostri terreni di elezione perché la cultura ci rende umani, in piazza lo rivendichiamo e con la solidarietà lo pratichiamo.

Da maggio 2025 la Scuola per la pace si è fortemente impegnata, insieme con una parte del mondo della scuola torinese e piemontese, per rompere il silenzio su Gaza, silenzio, quando non decisa censura, che fino allora aveva inquinato il clima nelle scuole generando disagio profondo in coloro che non hanno voltato lo sguardo davanti al genocidio. Ne sono nati il documento Gaza Now!, che ha raccolto circa 1800 adesioni in 40 istituti scolastici, la camminata delle scuole per Gaza il 5 giugno, numerosi documenti presentati nei Collegi docenti, il minuto di silenzio il primo giorno di scuola, il progetto sperimentale Nello specchio di Gaza. La cultura palestinese e noi e, ora, il sostegno alla Scuola Al Salam di Gaza.

Continuiamo, insieme con tante scuole italiane, la nostra lotta quotidiana e creativa che, recentemente, con le manifestazioni per la Palestina e di contestazione della Festa delle Forze Armate, il 4 novembre, è diventata un vero e proprio movimento, saldandosi con la componente studentesca e con altri gruppi nazionali e del territorio in una catena di macro e micro convergenze che auspichiamo siano il terreno fertile per il cambiamento necessario dello stato di cose presenti.

Fuori la guerra dalla storia!

Per partecipare alla rete e ricevere gli aggiornamenti: lascuolaperlapace@gmail.com

oppure: Facebook Instagram

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La scuola per la pace: appello per una mobilitazione permanente

Con orrore e raccapriccio, noi che insegniamo nelle scuole i valori della Costituzione e del ripudio della guerra, così netto e fermo nell’articolo 11 della nostra Carta, assistiamo all’azione scomposta degli agitatori di odio e violenza cui si contrappone lo sgomento  degli operatori di pace. Negli occhi delle ragazze e dei ragazzi cogliamo smarrimento e un muto rimprovero: cosa sta succedendo, dove stiamo andando, che cosa fate voi adulti? Ragazze e ragazzi, cittadine e cittadini sono soli. Ciascuno con le proprie paure e le proprie difficoltà: i prezzi che salgono, la fatica di fare la spesa, le bollette che rincarano, il timore di un inverno che il frastuono ossessivo dei mezzi di comunicazione annuncia terribile. 

Con orrore e raccapriccio, registriamo che le maggiori forze politiche del Paese non rappresentano il sentimento e l’angoscia di coloro che in Italia non vogliono la guerra. In questa solitudine, dobbiamo prendere atto che la situazione è drammatica. Non amiamo alzare i toni, non abbiamo nulla da guadagnare dal seminare emozioni fuori controllo. Sappiamo che l’uso delle parole corrette è la base di una comunicazione sana. È con questa meditata e dolorosa consapevolezza che siamo costretti a dire: la guerra mondiale si avvicina, non è uno scherzo, è un evento che ha, oggi, nell’autunno del 2022, un’alta probabilità di accadere. L’impensabile potrebbe irrompere nel nostro quotidiano. Questa sensazione ci spaventa. Conosciamo i mezzi per alleviare l’angoscia: non ci pensiamo, facciamo tutto come prima, ci ripetiamo che non potrà mai accadere, che alla fine ce la caveremo.

Spesso funziona, ha funzionato in passato. Ma questa volta funzionerà? No, questa volta soltanto la nostra presa di coscienza, il riconoscerci in pericolo, la scelta per la pace, l’azione comune e diretta di tutti coloro che con forza ripudiano la guerra, soltanto questo ci  potrà salvare. 

Forti e potenti sono quelli che vogliono la guerra. Hanno eserciti, giornali, televisioni, industrie e banche. Ma non hanno ragioni e dalle loro parole trapelano avidità e delirio di onnipotenza. Indifesi/e e dispersi/e siamo noi che vogliamo la pace. Siamo consapevoli che dopo un conflitto nucleare non ci saranno né vincitori né vinti, siamo convinti che la pace si costruisca aprendo un dialogo con l’altro, facendo tacere missili e cannoni.  Non abbiamo nessuno alle nostre spalle; possediamo però le ragioni della mente e del cuore.

Dobbiamo quindi divenire forti e uniti/e per dare una speranza concreta alla pace. 

Per questo chiamiamo a una mobilitazione spontanea, che parta dalla scuola, dai posti di lavoro e che coinvolga sempre più persone. Individuiamo un’unica richiesta possibile: un immediato cessate il fuoco tra le parti e l’avvio di negoziati. Vogliamo che questa richiesta sia posta a tutte le istanze democratiche del paese: ai sindaci, alle regioni, al governo. 

Non ci fermeremo fino a quando la nostra pressione sarà così forte da portare l’Italia a ripudiare la guerra in corso e farsi protagonista nella ricerca della composizione del conflitto.

 

Tutti i sabati alle ore 11

in piazza Carignano a Torino 

Piazza Palazzo di Città, sabato 15 ottobre, ore 15.00 

FIRMIAMO E DIFFONDIAMO L’APPELLO SU lascuolaperlapace@gmail.com
OPPURE COMPILANDO QUESTO MODULO ON LINE

FACCIAMO DIVENTARE VIRALI LE BANDIERE PER LA PACE


FIRMANO (elenco aggiornato alle ore 23.30 del 13 ottobre 2022)

1. Giorgio Monestarolo, docente di filosofia e storia, Liceo Alfieri, Torino
2. Maria Teresa Silvestrini, docente di filosofia e scienze umane, Liceo Einstein, Torino
3. Marco Meotto, docente di filosofia e storia, IIS Natta, Rivoli (To)
4. Daniela Saglia, docente di filosofia e storia, Liceo Alfieri, Torino
5. Marta Livio, docente di psicologia, IIS Giulio, sezione carceraria, Torino
6. Mario Bertelli, docente di filosofia e storia, Liceo Gioberti, Torino
7. Cristina Bracchi, docente di lettere, Liceo Cavour, Torino
8. Gloria De Angelis, docente di inglese, Primo Liceo artistico, Torino
9. Rosa Bartiromo, docente di sostegno, Liceo Berti, Torino
10. Gianni Paiano, docente di filosofia e storia, Liceo Einstein, Torino
11. Roberta Alunni, docente di inglese, Liceo Cottini, Torino
12. Franco Plataroti, docente di lettere, Liceo Cottini, Torino
13. Luca Debarbieri, docente di filosofia e storia, Primo Liceo Artistico, Torino
14. Piero Cresto-Dina, studioso di filosofia, Torino
15. Eleonora Missana, docente di filosofia e storia, Liceo Umberto I – Convitto nazionale, Torino
16. Cinzia Gallotti, docente di filosofia e storia, Liceo Majorana, Torino
17. Nicoletta Salati, docente di filosofia e storia, IIS Primo Levi, Torino
18. Andrea Benino, docente di filosofia e storia, Liceo D’Azeglio, Torino
19. Patrizia Zanino, docente di filosofia e storia, Liceo Umberto I – Convitto nazionale, Torino
20. Saverio Cilenti, docente di filosofia e storia, Liceo Umberto I – Convitto nazionale, Torino
21. Eleonora Sariconi, docente di matematica, IIS Giulio, Torino
22. Luciana Quaranta, docente di discipline grafiche, IIS G. Natta, Rivoli (To)
23. Roberto Rinaldi, docente di scienze naturali, IIS G. Natta, Rivoli (To)
24. Aldo Bianciotto, docente di matematica, IIS G. Natta, Rivoli (To)
25. Gandolfo D’Angelo, docente di comunicazioni multimediali, IIS G. Natta, Rivoli (To)
26. Alberto Brandol, docente di scienze e tecnologie meccaniche, IIS Natta, Rivoli (To)
27. Matteo Saudino, docente di filosofia e storia, Liceo Gioberti, Torino
28. Cristiana Bartolini, docente di inglese, Liceo Gioberti, Torino
29. Luisa Picco, docente di inglese, IIS, Colombatto, Torino
30. Riccardo Vecchione, avvocato, Torino
31. Arnold Mezini, docente di cinematografia, IIS Des Ambrois, Oulx (To)
32. Andrea De Grandi, docente di lettere, Liceo Berti, Torino
33. Alessandro Grangetto, docente di religione, IIS Des Ambrois, Oulx (To)
34. Alessandra Celati, docente di filosofia e storia
35. Andrea Curtetti, pensionato, Torino
36. Elisabetta Provare, docente di lettere, scuola Pacinotti, Torino
37. Consuelo Giovazzini, insegnante formatrice, Torino
38. Barbara Xodo, Torino
39. Claudia Valentino, docente di storia dell’arte, Liceo Cavour, Torino
40. Vincenzo Ariano, docente di filosofia e storia, IIS Majorana, Torino
41. Marina Francesca Gherra
42. Maurizio Orlandi, docente di lettere italiane, Torino
43. Alessandra De Rossi, Università di Torino
44. Barbara Zaffora, docente di lettere, Ic Gino Strada, Torino
45. Daniela Graziotto, docente scuola dell’infanzia, Ic Alpignano (To)
46. Piera Fratini, docente di discipline grafico pittoriche, Primo Liceo Artistico di Torino
47. Valentina Mattoni, Torino
48. Lorenza Morello, presidente Avvocati per la Mediazione
49. Loredana Cambursano
50. Stefania Di Filippo, docente di sostegno, IIS Giulio, Torino
51. Dario Mastellari, docente di filosofia e storia, IIS “Natta”, Rivoli (To)
52. Mukendi Ngandu, docente di filosofia e storia, IIS “Amaldi”, Rivoli (To)
53. Gustavo Gioco, docente di scienze e tecnologie meccaniche, IIS “Natta”, Rivoli (To)
54. Natale Alfonso, Coordinatore Nazionale Cub Scuola Università Ricerca
55. Giovanna Lo Presti, Portavoce Nazionale Cub Scuola Università Ricerca
56. Gianluca Zampini, Ancona
57. Giacomo Tumminello, docente filosofia e storia, Liceo Juvarra, Venaria (To)
58. Maria Vittoria Zumaglino, docente di filosofia e storia, IIS Majorana, Moncalieri (TO)
59. Eric Gobetti, storico, Torino
60. Efisio Serra, educatore sociale, Torino
61. Elena Marossero, attivista sociale, Torino
62. Carol Brentisci, Torino
63. Anna Maria Ferraiuolo, cittadina del mondo
64. Eugenio Cav. Giannotti, cittadino del mondo
65. Gianpaolo Aghemo, Torino
66. Maria Grazia Alemanno, ex insegnante pensionata
67. Franco Elvia, Udine
68. Lorenza Barbieri, consulente d’impresa
69. Lorena Currarini, docente di lettere, I.I.S. Amaldi-Sraffa di Orbassano (To)
70. Mauro Canavese, Torino
71. Martina Morrone, insegnante di sostegno, Liceo Berti, Torino
72. Alessia Garda, docente di filosofia e storia, IIS Majorana, Moncalieri (To)
73. Maurizio Riva, Liceo Alfieri, Torino
74. Chiara Cisero, docente di storia e filosofia, Liceo Cavour, Torino
75. Donata Moretti, docente di lettere, Liceo Alfieri,Torino
76. Salvatore Augusto Tonti
77. Isabella Bresci
78. Giovanna Rovero
79. Monica Pipino, insegnante di musica, IC Borgo S. Pietro, Moncalieri (To)
80. Sara Bianchi, insegnante di sostegno scuola primaria
81. Maria Perino
82. Barbara Alfurno, docente di inglese, IC Borgo S. Pietro, Moncalieri (To)
83. Umberto Ottone, responsabile Scuola dell’Associazione Lavoratori Pinerolesi aderente alla CUB
84. Adriana Toppazzini, docente di discipline fotografiche e audiovisive, IIS Bodoni Paravia, Torino
85. Laura Matteucci, pensionata, Bussoleno (TO)
86. Maria Gerarda Papa, insegnante di scuola primaria, IC Damiano, Ravenna
87. Irene Martinengo
88. Maurizio Russo, docente di lettere, IIS Primo Levi, Torino
89. Gabriella Maria Pernechele, docente di filosofia e storia, IIS Majorana, Moncalieri (TO)
90. Emanuela Cremisi
91. Alba Di Carlo, insegnante in pensione, IIS Majorana, Torino
92. Antonella Palazzo, docente di filosofia e scienze umane, IIS Europa Unita, Chivasso (TO)
93. Andrea Valente, docente di informatica, ITIS Avogadro, Torino
94. Rosa Anna Mariotto
95. Marzia Botticelli, docente di filosofia e scienze umane, Liceo Monti, Chieri (TO)
96. Mirella Botto, docente di diritto e economia, IIS Natta, Rivoli (To)
97. Associazione “Mamme in piazza per il dissenso”
98. Cinzia Gatti, psicologa e docente di sostegno liceo Newton, Chivasso (TO)
99. Andrea Bellini, sociologo ASL1, Torino
100. Filippo Colacchio, libero pensatore, Roma
101. Roberta Denaro, docente di lingua araba, Università Orientale di Napoli
102. Alessandra Matta, docente di disegno e storia dell’arte, IIS Majorana, Moncalieri
103. Marco Molinaroli, docente di lettere, Liceo Da Vigo-Nicoloso, Rapallo (GE)
104. Isabella Costanza Crapisi, docente di lettere, IC Marconi-Antonelli, Torino
105. Maria La Calce, docente di lettere, Liceo A. Volta, Torino
106. Agnese Maria Cuccia, docente di lettere, IC Tommaseo-Calvino, Torino
107. Mattia Lenzi, docente di lettere, IC Centro storico, Moncalieri (To)
108. Maria Cristiana Daneo, docente di sostegno, IC Marconi-Antonelli, Torino
109. Nicol Carlone, docente di sostegno, IC Marconi-Antonelli, Torino
110. Marinella Cesale, pensionata
111. Valeria Vassia, IIS Fermi-Galilei, Ciriè (TO)
112. Libera Perri, docente di inglese, IC Duca d’Aosta, Torino
113. Sonia Doronzo, docente di sostegno, IC Duca d’Aosta, Torino
114. Annalisa Menin, docente di lettere, IC Marconi-Antonelli
115. Rosa Penna, IC Gino Strada, Torino
116. Margherita Cerniglia, docente di lettere, IC Fermi-Galilei, Ciriè (TO)
117. Luca Morandi, docente di scienze motorie, IC Fermi-Galilei, Ciriè (TO)
118. Carlo Pestelli, docente di lettere, IC U. Saba, Torino
119. Maria Consuelo Daneo, docente, IC A. Spinelli
120. Annarita Parrella, docente di sostegno, IC Marconi-Antonelli
121. Caterina Lapenta, docente di scuola primaria, IC Venaria I (TO)
122. Silvia Chimienti, docente di lettere, IC Marconi Antonelli, Torino
123. Gianmarco Galfano, docente di lettere, IIS Natta, Rivoli (To)
124. Martina Strincone, docente di sostegno, IIS Natta, Rivoli (To)
125. Ettore Michele Lalli, docente di filosofia e storia, Liceo Cavour, Torino
126. Claudio Sarotto, docente in pensione di tecnologia, scuola media Antonelli
127. Paola Chiriaco, docente di lettere, IIS Curie Vittorini, Grugliasco (To)
128. Elvira Francone
129. Silvia Uggetti, docente di filosofia e storia, Liceo Cavour, Torino
130. Giulia Henry
131. Lina Fucà, docente di arte e immagine, IC Corso Vercelli, Torino
132. Teresina Ferrero, insegnante scuola primaria, IC Padre Gemelli, Torino
133. Caterina Di Mauro, IC Parri-Vian
134. Neva Agazzi, insegnante scuola primaria, IC Padre Gemelli, Torino
135. Luigi Bochicchio, medico, Genova
136. Anna Maria Peroglio Biasa, docente in pensione, Torino
137. Lucia Citterio, Torino
138. Chiara Zorzit, insegnante, Torino
139. Maria Luisa Tafuri
140. Dario Coppola, Liceo Gioberti, Torino
141. Fulvio Gambotto, Scuola Internazionale Europea Statale A. Spinelli, Torino
142. Giovanna Musio, docente, Torino
143. Stefania Tarantino, docente, IC Padre Gemelli, Torino
144. Roberta Schiavello, insegnante, IC Padre Gemelli-Pola, Torino
145. Elisa Bertero, docente di sostegno, IC Don Milani, Vinovo (To)
146. Micaela Veronesi, docente di lettere, IIS G. Natta, Rivoli (To)
147. Giulia Cotterli, insegnante, Torino
148. Cesare Pugliese, docente di filosofia e storia, Liceo Newton, Chivasso (To)
149. Paola Giorgis, ex docente di lingua inglese, Liceo Passoni, Torino
150. Nicolina Morabito, insegnante, IC Padre Gemelli, Torino
151. Stefano Capello, educatore, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
152. Elena Patrucco, insegnante
153. Andrea Pagnone, docente di filosofia e storia, Primo Liceo Artistico, Torino
154. Laura Vitale
155. Paola Settili, addetta mensa scolastica, Collegno
156. Valentino Perri, docente di lettere, Liceo Einstein, Torino
157. Chiara Saccaro, docente di italiano e storia, Liceo Einstein, Torino
158. Giuseppina Russo, docente di filosofia e scienze umane, Liceo A. Einstein, Torino
159. Marina Meneghel, docente di inglese, Liceo Einstein, Torino
160. Michela Piretto, docente di filosofia e storia, IIS I. Giulio, Torino
161. Francesca Valente, docente, Liceo A. Spinelli, Torino
162. Annalisa Gandolfi, pensionata, Verona
163. Elena Follis
164. Pieranna Ferrato
165. Ivana Coratella
166. Maria Chiara Montanaro, docente di lettere, ITIS Pininfarina, Moncalieri (To)
167. Gigi Malaroda, ex insegnante di lettere, Torino
168. Grazia Carioscia, architetto e docente, Torino
169. Silvia Gillio, docente di lettere, Istituto Fermi-Galilei, Ciriè (To)
170. Lidia Giordano, docente di sostegno, Liceo Berti, Torino
171. Laura Menegatti, docente di disegno e storia dell’arte, Liceo Galileo Ferraris, Torino
172. Emanuela Margiotta, docente di lettere, Liceo Galileo Ferraris, Torino
173. Luisa Brunero, Liceo Galileo Ferraris, Torino
174. Andrea Macchia, docente di religione, IIS Majorana, Torino
175. Barbara Garofani, docente di lettere, Liceo Galileo Ferraris, Torino
177.Rita Barbara Duretto, Liceo Galileo Ferraris, Torino
178. Grazia Cerulli, docente di inglese, Liceo Gioberti, Torino
179. Rossana Lamberti, docente di lettere, Liceo Galileo Ferraris, Torino
180. Chiara Giacometti, docente di filosofia e storia, Liceo Galileo Ferraris, Torino
181. Daniela Albano, docente di fisica, IIS Russel Moro Guarini, Torino
182. Tiziana Raimondo, docente di lettere, Liceo Cattaneo, Torino
183. Federica Fleury
184. Dario Malinconico, docente di filosofia e storia, Liceo G.Bruno, Torino
185. Valentina Spatola, docente di lettere, IIS Sella Aalto Lagrange, Torino
186.Giuseppe Gagliano, docente di lettere, IC Pertini, Torino
187. Giorgia Vizzini, docente di lettere, Liceo G.Bruno, Torino
188. Pietro Scibilia, docente di Lettere, Liceo Passoni, Torino
189. Tiziana Scarzella, docente di filosofia e storia, Liceo G. Ferraris, Torino
190. Marina Inzirillo, docente di sostegno, IIS Majorana, Moncalieri (TO)
191. Marco Campini, ex docente di scienze, Liceo Cattaneo, Torino
192. Emilia Ferri, docente di storia dell’arte, Liceo Gioberti, Torino
193. Clara Cerruti, funzionario pubblico
194. Bianca Danna, docente di lettere, Liceo Cavour, Torino
195. Calogerina Vetrano, IC Parmigianino, Parma
196. Onofrio Carioscia, docente in pensione, ex IIS Giulio Natta Rivoli
197. Filippo Furioso, dirigente scolastico in pensione
198. Giuliana Andreoni, docente di lettere in pensione
199. Giuseppe Costantino
200. Cristina Pellissero, docente, Venaria Reale (To)
201. Gino Moro, pensionato, Verona
202. Mirca Leccese, insegnante in pensione, Torino
203. Serena Becherucci, docente di sostegno, Liceo Da Vinci, Alba (TO)
204. Giusy Amitrano, docente, IC Cambiano (To)
205. Ornella Abruzzo, docente, Liceo A. Einstein, Torino
206. Marialessandra Sabarino, docente di discipline meccaniche, IIS R. Zerboni, Torino
207. Ornella Mea
208. Giulia Bertelli, maestra, coordinatrice provinciale Cub Sur, IC Settimo 2 (To)
209. Maria Teresa Marchesi, IIS Madia Calamandrei, Torino
210. Daniela Portonero, insegnante di vocalità, Torino
211. Maria Nucera, docente scuola primaria, IC Settimo 2 (To)
212. Maurizio Pentenero, sociologo, ex docente
213. Barbara Bertola, docente di filosofia e scienze umane, Liceo A. Einstein, Torino
214. Elena Scannella
215. Alberto PIergiovanni, educatore, Torre Pellice (To)
216. Francesco Calliero, docente, IC Luserna San Giovanni (To)
217. Elisa Bonavero, docente di lettere, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
218. Maria Castagna, docente, Liceo Scientifico G. Ferraris, Torino
219. Dario Romeo, docente di storia e filosofia, Liceo Isaac Newton, Chivasso (To)
220. Mario Buttigliero, docente, IC Settimo 2 (To)
221. Maria Paola Ruggiero, docente
222. Flavio Racanella, consulente informatico, Venaria Reale (To)
223. Roberta Puglisi, docente di lettere, IC Marconi-Antonelli, Torino
224. Rossana Lamberti, docente, Liceo Scientifico G. Ferraris, Torino
225. Francesca Barbara Zambetti, docente scuola primaria, Scuola Casalegno – IC Leinì (To)
226. Rosa Maria Crusi, docente in pensione, Torino
227. Elena Bunino, insegnante scuola primaria, Almese (To)
228. Loredana Giolitto, docente, Liceo Faccio, Castellamonte (To)
229. Stefano Maggi, libero professionista, Vercelli
230. Luca Imparato, docente di lettere, CPIA 5 – Sede di Pinerolo (To)
231. Cristina Jurissevich, impiegata, Monfalcone (Go)
232. Rebecca Sansoé, docente di sostegno, Liceo Artistico Passoni, Torino
233. Bianca Martino, docente di francese, IC Vistrorio-Vico Canavese (To)
234. Francesca Esposito, docente, IC Botticelli, Firenze
235. Valentina Bertorelli, collaboratrice scolastica, Liceo Artistico Passoni, Torino
236. Veronica Bracchi, docente di lettere, Scuola Media Panzini, Milano
237. Andrea Tanya Marchello, docente, IIS 25 aprile – Faccio, Castellamonte (To)
240. Elena Corelli, docente scuola dell’infanzia, IC Paglieri di Fossano-Cervere (Cn)
241. Salvatore Vassallo, docente e giornalista, IIS Majorana, Moncalieri (To)
242. Sara Doronzo, docente scuola primaria
243. Mariachiara Bernard, docente di scienze motorie, Liceo Artistico F. Faccio, Castellamonte (To)
244. Eleonora Bertone, docente di lettere, Liceo N. Rosa, Susa (To)
245. Antonella Scanni, docente, IIS Majorana, Moncalieri (To)
246. Paola Boano, docente, Moncalieri (To)
247. Antonella Mantovani, docente di lettere, Liceo Scientifico, G. Ferraris, Torino
248. Izabela Smela, Torino
249. Chiara Gaeta
250. Adriana Sozzi, docente di matematica e fisica, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
251. Linda Soglia, docente, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
252. Tiziana Raimondo, docente di lettere, Liceo Scientifico C. Cattaneo, Torino
253. Roberta Vigone, docente, Liceo Scientifico G. Ferraris, Torino
254. Angela Regis, insegnante
255. Elisabetta Marino, docente, scuola secondaria di primo grado “Guastella”, Misilmeri (Pa)
256. Sergio Melogno, docente di religione, IIS Vallauri, Fossano (Cn)
257. Luana Redalle, Bologna
258. Michele Buffa, cooperatore, Torino
259. Federica Verga Marfisi, docente, Scuola media Calamandrei, Torino
260. Michela Borio
261. Maria Chiara Grigiante, docente, USR Piemonte – Referente all’Inclusione, Torino
262. Rosa Maria Vadalà, docente di pianoforte, IC Peyron, Torino
263. Alessandro Croce, docente, Liceo Artistico Cottini, Torino
264. Angela Santangelo, docente di lettere in pensione, ITIS Avogadro, Torino
265. Paolo Bedendo, pensionato
266. Chiara Caproni, insegnante scuola primaria, Bologna
267. Aurelia Procchio, insegnante in pensione, Torino
268. Rossana Grassini, Liceo A. Einstein, Torino
269. Maria Chiavassa, docente di francese, Liceo Einstein, Torino
270. Simona De Simoni, docente di sostegno, IIS Giulio, Torino
271. Alessandra Teatini, docente di disegno e storia dell’arte, Liceo Galileo Ferraris, Torino
272. Arianna Scaglia, docente di lettere, Liceo Galileo Ferraris, Torino
273. Francesca Renzi, docente di lettere, IIS Ferrari, Torino
274. Filippo Spallino, docente di inglese, Liceo Gobetti, Torino
275. Adelina Audino, docente di Inglese, IIS Luxemburg Copernico, Torino
276. Giovanni Lucio Marinosci, docente di disegno e storia dell’arte, IIS Luxemburg Copernico, Torino
277. Annalisa Cangiano, docente di disegno e topografia, IIS A. Aalto, Torino
278. Annalisa Failla, docente di scuola, scuola di primo grado Masaccio, Firenze
279. Fabiola Morello, docente di lettere, IC Pascoli Alvaro, Siderno (RC)
280. Ennio Avanzi, insegnate “150 ore” CTP Gabelli, CPIA2TO, in pensione, Torino
281. Elena Bocca Avanza, docente di lettere, Liceo Luxemburg Copernico, Torino
282. Marina Aghemo, Docente di italiano e storia (in pensione), IIS Prever – Osasco (To)
283. Andreja Restek, giornalista fotoreporter, Torino
284. Anne Rizzotti, insegnante
285. Maria Luisa Sillitti, Torino
286. Giuliana Ravaschietto, docente di sostegno, Torino
287. Patrizia Barbi, Torino
288. Sergio Nicola, Insegnante pensionato, Torino
289. Carla Campanello, docente di disegno e storia dell’arte, Torino
290. Ivan Mosca, docente di filosofia e storia, Liceo G. Bruno, Torino, docente di game design, Università di Torino
291. Luigi Romeo
292. Giovanna Eandi, docente in pensione
293. Daniela Croce
294. Riccardo Urigu, Torino
295. Marcella Ferri, docente, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
296. Anna Enrica Muzio
297. Maria Grazia Silvestri, Insegnante in pensione, Torino
298. Francesco Melillo, docente di lettere, IC Carmagnola 2, Carmagnola (TO)
299. Elena Strumia
300. Federica Maccario, docente, Liceo G. Novello, Codogno (LO)
301. Luigi Saragnese, ex docente Liceo Regina Margherita, Torino
302. Mirella Ferrera, docente di Sostegno, I.I.S. Bodoni-Paravia, Torino
303. Ilaria Cavallo, docente di filosofia e storia, IIS Copernico Luxemburg, Torino
304. Lorenzo Giustolisi, docente, USB Scuola, Torino
305. Valerio Toldonato, Torino
306. Anna Enrica, Liceo Scientifico G. Ferraris, Torino
307. Linda Gurciullo, docente
308. Agnese Bee, Verona
309. Cristina Caiano, docente, Liceo classico V. Alfieri, Torino
310. Elena Rosa, per l’Associazione l’Officina
311. Francesco Ravelli
312. Valentina Mammana, Liceo G. Ferraris, Torino
313. Sara Monestarolo, studentessa
314. Marco Letizia, docente, IIS A. Steiner, Torino
315. Annalisa Failla, docente di spagnolo, Scuola secondaria di primo grado Masaccio, Firenze
316. Anna Russano Cotrone, docente in pensione di storia dell’arte
317. Meri Oddo, pensionata, Firenze
318. Rossella Brischetto, tecnico amministrativo, Oulx
319. Stefania Catalano, educatrice, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
320. Claudia Rivetti, docente di francese, Liceo Umberto I – Convitto Nazionale, Torino
321. Francesca Navone Fortini, Firenze
322. Giuliana Orlando, pensionata, Padova
323. Mauro Iavarone, Docente, Isiss Enriques, Castelfiorentino (FI)
324. Chiara Bianco, docente di spagnolo, Liceo Regina Margherita, Torino
325. Simona Martinotti, docente di matematica in pensione, Torino
326. Tiziana russo, docente, Aversa (CE)
327. Silvia Grella, pensionata, Torino
328. Anita Calcatelli, pensionata, Torino
329. Giovanna Petrone, ricercatrice di informatica, Università di Torino
330. Claudia Capozza, docente, Liceo Cecioni, Livorno
331. Chiara Masuelli
332. Martina Iacono, studentessa
333. Antonello Marchese, docente, IC Gino Strada, Torino
334. Andrea Bacchini
335. Arianna Zampini, studentessa, Torino
336. Cinzia Gatti, psicologa, Liceo I.Newton, Chivasso (To)
337. Paolo Fromage, docente di storia dell’arte
338. Roberto Varone, docente di matematica e fisica, Liceo Einstein, Torino
339. Sofia Muller, studentessa
340. Walter Kiesl, Bairo (To)
341. Fabrizio Minucci, studente, cameriere, Chieri (To)
342. Francesca Agagliati, scuola primaria di Givoletto (Torino)
343. Rita Rossi
344. Chiara Foà, docente, IC Bobbio Novaro, Torino
345. Nicola Laiso, avvocato e operatore per la giustizia e la pace
346. Marina Lucia Azzarito, Venaria Reale (To)
347. Francesca Zoavo, insegnante scuola dell’infanzia in pensione
348. Daniela Groppo, docente, I. C. ” G. Arpino”, Sommariva del Bosco (Cn)
349. Deborah Serlenga, Torino
350. Valentina De Lorenzo, impiegata, Torino
351. Katia Fenoglio
352. Enrica Maria Lozito, Torino
353. Simone Garino, Insegnante di Sassofono, Liceo classico e musicale Cavour/IIS Curie-Levi, Torino
354. Davide Racca, docente di lettere e storia, ITIS Pininfarina, Moncalieri
355. Genny De Fazio, docente, Torino
356. Irene Vicenti, docente, Liceo Cottini, Torino
357. Maria Teresa Rossi, docente
358. Antonietta Manetto, IC Bobbio-Novaro, Torino
359. Anna Rigamonti, docente di storia e filosofia, Liceo artistico Renato Cottini, Torino
360. Alberto Pazzagli, architetto, Torino
361. Marina Verrua, docente in pensione
362.Giorgio Scialla, docente, Liceo Gioberti, Torino
363. Annamaria Buccheri, docente in pensione
364. Rossella Piccitto, docente in pensione, Ic Bobbio-Novaro, Torino
365. Filomena Ilaria Lillo, Torino
366. Laurentalia Gugliotta, docente, IIS Luxemburg Copernico, Torino
367. Carmen Duca, Torino
368. Pierangela Mela, docente di scienze giuridiche, I.P.S. “J.B. Beccari”, Torino
369. Paola Eandi, docente di inglese in pensione, IIS Giulio, Torino
370. Elena Sartori, docente di filosofia e scienze umane, IIS Curie Levi, Torino
371. Daniela Prato, docente
372. Ileana Prezioso, docente di lettere, Liceo Regina Margherita, Torino
373. Laura Montaldi, docente di matematica e fisica, IIS Luxemburg Copernico, Torino
374. Claudia Lusci, docente, I.P.S. “J.B. Beccari”, Torino
375. Marco Celeghin, docente di inglese, IC Aleramo, Torino
376. Giulia Gerratana, docente di lingua inglese, Ips J.B Beccari
377. Giovanna Colombo, docente
378. Nello Dal Bò, pensionato e vicepresidente Anpi Grugliasco (To)
379. Maria Miglio, pensionata
380. Alessandra Mannone, Insegnante di lettere, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
381. Maria Bergadano, pensionata, Torino
382. Francesca Uzzi, docente, Liceo Cottini, Torino
383. Massimo Lorusso, docente di tecnologia, CPIA5, Torino
384. Luisa Caruso
385. Valentina Torre, docente, Ips J.B Beccari, Torino
386. Domenica A. Nastasi, docente di sostegno, SSPG – IC Padre Gemelli, Torino
387. Paolo Ottino, docente, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
388. Rita Rossi, docente infanzia, IC Sinigaglia – B. Munari, Torino
389. Antonio Mattia Olivetti, docente di psicologia, IIS G. Ferraris, Settimo torinese (TO)
390. Letizia Adduci, dirigente scolastico IC Gozzi Olivetti, Torino
391. Gigi Malaroda, ex docente
392. Carmelina Luppino, Torino
393. Pasquale Luppino
394. Giorgio Primerano, IIS Marie Curie-Vittorini, Grugliasco (To)
395. Francesco Schirò, docente italiano L2, Cpia 1, Torino
396. Filippo Osella, professore ordinario di antropologia, Università del Sussex (Regno Unito)
397. Luisa Becchio, docente di spagnolo, IIS Luxemburg Copernico
398. Emanuela Ambra, coordinamento attivisti Vita, Verona
399. Viola Hajagos, docente scuola infanzia Alda Merini, Torino
400. Elisa Ciaffi, dottoressa in giurisprudenza
401. Francesco Silvio Cundari, pensionato, Cosenza
402. Camillo Boni, Milano
403. Emanuele Negro, attivista e candidato Unione popolare
404. Tiziana Trevisan, docente lettere scuola secondaria di primo grado Sibilla Aleramo, Torino
405. Franco di Giorgi, già docente di storia e filosofia, Liceo Gramsci, Ivrea
406. Alessia Bellanti, docente di sostegno, Liceo Bobbio, Carignano (To)
407. Cristina Bona, Torino
408. Rachele Cipriano
409. Carlo De Poi, insegnante di fisica in pensione
410. Vincenzo Santangelo, ricercatore in storia free lance, Torino
411. Marco Palladini, docente di informatica, IIS Maxwell, Nichelino
412. Davide Chiarello, musicista, Torino
413. Luisa Candelo, Mappano (To)
414. Sabrina Martinez, insegnante
415. Angela Morano, ex insegnante in pensione, Torino
416. Silvio Alovisio, docente universitario, Torino
417. Mariateresa Bertelli
418. Paola Emanuel, docente, Torino
419. Giuliano Scriscia
420. Gianfranco Molinar Min Beciet, Dirigente di ricerca CNR in quiescenza, Torino
421. Dida Neirotti, ex insegnante, Torino
422. Barbara Pinetti, insegnante, IIS A. Steiner, Torino
423. Giovanni Fissore, decoratore, Bra
424. Melania Belfiore, docente per le attività di sostegno, Primo Liceo Artistico
425. Paola Charbonnier, ristoratore, Bobbio Pellice
426. Alberto Pipitone Federico, studente, Padova
427. Carla Pagliero, storica dell’arte, Torino
428. Angela Dogliotti, insegnante in pensione, Centro Studi Sereno Regis, Torino
429. Antonella Florio, insegnante
430. Rita Guerrieri, pensionata
431. Adriano Scanga
432. Edwige Vanwildermeersch, insegnante, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
433. Pietro Deandrea, Torino
434. Maria Festa, dottoranda
435. Marina Clerico, docente universitaria, Politecnico di Torino
436. Monica Sicca, insegnante
437. Annibale Pitta, pensionato, vicepresidente Anpi Venaria Reale (To)
438. Marilena Capellino
439. Rosella Lancino, insegnante scuola primaria in pensione, Torino
440. Patrizio Giustetto, docente di storia e filosofia, Liceo E. Majorana, Torino
441. Emanuela Bartolini, artenauta, Torino
442. Flavio Burzio
443. Fortunata Agostino, docente, Torino
444. Monica Figus, docente di scuola primaria, IC Padre A. Gemelli, Torino
445. Laura Tonelli, docente, Liceo Statale P. Gobetti, Genova
446. Alessandra Negro, docente di lettere, IIS G. Natta, Rivoli (To)
447. Laura Piazza
448. Diego Giachetti, storico, Torino
449. Antonietta Grieco, insegnante per sempre, Torino
450. Luca Prestia, libero professionista, Cuneo
451. Valeria Aretano, docente, liceo artistico di Bari
452. Chiara Sorba
453. Luisa Becchio, docente, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
454. Irene Notararigo, docente di sostegno, Liceo Berti, Torino
455. Enrica Enrietto, insegnante in pensione, Torino
456. Marina Arnò, docente, liceo artistico Cottini, Torino
457. Alessia Bellanti, docente di sostegno, IIS N. Bobbio, Carignano (To)
458. Giuseppina Sacco, docente scuola primaria, IC Caselette (To)
459. Guido Mauro Arnò, ex insegnante, Torino
460. Paola Arizio, docente di lettere, Itis Avogadro, Torino
461. Lorenza Giorgi, insegnante, Itis Avogadro, Torino
462. Anna Conte, Liceo Juvarra, Venaria Reale (To)
463. Giovanni Panico, Reggio Calabria
464. Andrea Cundari, Insegnante di lettere classiche, Liceo classico Ariosto, Barga (LU)
465. Giovanni Panico, Reggio Calabria
466. Renata Vai, Docente Scienze Naturali, IIS Dalmasso, Pianezza (TO)
467. Emanuela Ambra, Insegnante scuola primaria in pensione, Verona
468. Antonietta Barco, Torino
469. Giovanna Arancio, Docente di Lettere, I.I.S. “Bosso-Monti”, Torino
470. Camilla Chiodi
471. Cristina Calcagnile
472. Carlotta Cremonte
473. Margherita Carta
474. Martina Mensa, studentessa, Torino
475. Maria Luisa Forasacco, docente in quietanza, Settimo Torinese (To)
476. Manuela Cencetti, insegnante precaria, IIS Bodoni Paravia, Torino
477. Osvaldo Aime, pensionato, Ufficio Pastorale Migranti, Torino
478. Maya Martinez, studentessa, La Spezia
479. Marco Gatto, inoccupato, Torino
480. Daniela Maino, Orbassano (To)
481. Chiara Minoldi, educatrice, Torino
482. Piercarla Richetta, ex insegnante di sostegno, Liceo Artistico Passoni, Torino
483. Alessandro Ferretti, Ricercatore universitario, Università di Torino (To)
484. Maria Carelli, docente, Liceo Alfieri, Torino
485. Laura Vantini, studente lavoratore, Verona
486. Emanuela Abbracciavento, insegnante, Torino
487. Christian Castellano, attore, autore, animatore, teatrale, Torino
488. Emanuela Serra, insegnante, IIS Gobetti Marchesini Casale Arduino, Torino
489. Moreno Benedetto Festuccia, medico, Castellamonte (To)
490. Angela Fedi, docente, Università di Torino
491. Paola Orsi, pensionata, Potenza
492. Alessandro Zanconato, docente, Liceo Gobetti, Torino
493. Luisa Magliacane, docente, Iti Marconi, Nocera Inferiore (Sa)
494. Cecilia Marocco, docente, IIS Peano, Torino
495. Rosanna De Angelis, insegnante in pensione, Moncalieri (To)
496. Mauro Brandolo, pensionato, Val della Torre (To)
497. Matilda Necco, studentessa, Torino
498. Anna Roberti, traduttrice e scrittrice, Torino
499. Sara Albertin, impiegata, Grugliasco (To)
500. Donatella Adami, pensionata, ex docente, Torino
501. Rosanna Monticone, pensionata, Asti
502. Patrizia Bracco
503. Marilina Screnci, docente di Lingua Francese, Catanzaro
504. Maria Di Nardo, docente
505. Sara Falchero
506. Valentina Puglisi, free lance, Milano
507. Giulio Antonello Santonocito, docente, Iiss Colamonico-Chiarulli, Casamassima (Ba)
508. Franco Bergamasco, ex docente di Lettere, Liceo Volta, Torino
509. Barbara Azzarà, docente di matematica e fisica, Liceo F. Juvarra, Venaria Reale
510. Cristina Maletto, insegnante
511. Elena Zulian, docente, IIS Majorana, Moncalieri (To)
512. Antonino Lucchesi
513. Cristina Doria, Bibliocoop, Torino
514. Maria Rosaria Raspa, insegnante, Catanzaro
515. Daniela Del Tedesco, Rivoli (To)
516. Anna Filomena Schiavone, Grugliasco (To)
517. Paola Fratini, cittadina, Torino
518. Vilma Raimondi, Torino
519. Ettore Choc, insegnante in pensione, Torino
520. Gigi Livio, già docente di storia del teatro, Università di Torino
521. Salvatore Bova, insegnante, IIS Primo Levi, Torino
522. Adele Varlotta, IIS Eliano Luzzatti, Palestrina (Rm)
523. Rosanna De Angelis, insegnante in pensione, Moncalieri (To)
524. Francesca Biglino
525. Eleonora Zamboni, insegnante ed educatrice, Torino
526. Francesca Rocci, docente di filosofia e storia, Liceo N. Rosa, Bussoleno (TO)
527. Isabella Cellerino, Torino
528. Monica Eugenia De Silvestro
529. Antonella Barbiero, docente di lettere, Liceo G. Ferraris, Torino
530. Marie-France Maurin
531. Elisabetta Forni, già docente, attivista Società della cura, indipendente di Unione popolare
532. Michele Chinnì, docente di filosofia e storia, Liceo R.Margherita, Torino
533. Alessandra Cerruti, docente di sostegno, Liceo F. Juvarra, Venaria (To)
534. Beatrice Vicarioli, sostenitrice dell’associazione indigena Conaia, Ecuador
535. Pietro Brancaccio, docente, Liceo N. Rosa, Bussoleno (To)
536. Laura Gatti
537. Pier Luigi Cavalchini, già docente nelle scuole superiori, formatore presso Docenti senza frontiere
538. Luigi Monti, Modena
539. Maria Nausica Poggi, docente di lettere in pensione
540. Rita Campioni, docente di lettere in pensione
541. Pasqua Grilli, docente di lettere in pensione, Roma
542. Andrea Ciattaglia, giornalista, Torino
543. Daniela Favarin, Borgo San Martino (Al)
544. Martina Fracastoro, insegnante di lettere, IC Matteotti-Pellico, Torino
545. Barbara Assenzio, insegnante, IC Matteotti-Pellico, Torino
546. Marcello Alessandro Benazzo, studente, Torino
547. Filippo-Maria Paladini, docente, Università di Torino
548. Carmen Di Vuolo, ex insegnante di matematica
549. Fulvio Grandinetti, Commissione Scuola e Formazione ANPI Provinciale di Torino
550. Giovanni Mulas, Torino
551. Sonia Battaglia, insegnante, IC Levi Montalcini, Torino
552. Alda Maria Baroni, insegnante in pensione, Torino
553. Franco Turigliatto, ex senatore, Torino
554. Vesna Scepanovic, giornalista, Torino
555. Kamela Guza, docente, Istituto Gobetti-Viola, Firenze
556. Anna Cristina Bellato
557. Giancarlo Bussone, ex insegnante in pensione, Coassolo Torinese (To)
558. Carla Mantelli, ex insegnante in pensione, Coassolo Torinese (To)
559. Barbara Di Dodo, Torino
560. Mariacarmela Contartese, docente, Liceo Einstein, Torino
561. Patrizia Verrua, Torino
562. Francesca Valetti, docente e ricercatore, Università degli Studi di Torino
563. Piero Bevilacqua, già docente di Storia contemporanea, Università La Sapienza (Roma)
564. Giorgio Perino, docente, IC Susa (TO)
565. Maria Gianotti, insegnante, Cesano Maderno (MB)
566. Bernardo Tonelli, Torino
567. Grazia Raffaelli, Attivista culturale, Torino
568. Fiorenzo Girotti
569. Mariangela Bottino, Torino
570. Maria Tonelli, Candiolo
571. Stefania Graziani, sociologa, Torino
572. Delio Ranzani, pensionato, Druento
573. Alessandra Patrucco, insegnante
574. Giuseppe Capuano, docente di storia e filosofia, IIS Primo Levi, Torino
575. Anna Prins, insegnante in pensione, Coazze (To)
576. Maria Rovero, Torino
577. Claudia Carmine, impiegata, Torino
578. Marisa Moiso, pensionata, Torino
579. Federica Bersia, docente di storia e filosofia
580. Gloria Fava, Torino
581. Claudia Re
582. Maristella Sala, insegnante, IIS D’Adda, Varallo Sesia (Vc)
583. Nicoletta Gazzeri
584. Ettore Goffi, docente liceale
585. Monica Fontanive, mental coach, Brindisi
586. Annalisa Canofari, insegnante, IC Matteotti-Pellico, Torino
587. Simona Volonnino, maestra, Rivoli (To)
588. Cinzia Fornero
589. Enrico Pagano, Varallo Sesia (Vc)
590. Barbara Bernardini, Susa (To)
591. Caterina Ciramella, studentessa universitaria, Torino
592. Barbara Tonelli, Torino
593. Bernardo Tonelli, Torino
594. Emanuela Bertolino, docente di lettere, IIs G. Natta, Rivoli (To)
595. Paola Caramassi, Venaria Reale (To)
596. Cecilia Pelanda, studente, Torino
597. Pina Santangelo, insegnante, Torino
598. Lucia Delogu, ex docente di Giurisprudenza, Torino
599. Antonella Granella, pensionata, Torino
600. Samuela Suriano, docente
601. Maria Chiara Quartarella, docente
602. Emilia Wanderlingh, docente di arte e immagine, scuola secondaria di primo grado P. Palumbo, Palermo
603. Edoardo Dotto, docente universitario
604. Fabio Folgiero, docente
605. Lidia Costa, docente, Palermo
606. Laura Fiandra
607. Alessandra Crua
608. Rosa Tedesco, docente, IC. King Grugliasco (To)
609. Daniela Ravara, Torino
610. Giorgia Deorsola, insegnante, Liceo A. Einstein, Torino
611. Enza Polizzi, pensionata, Torino
612. Raffaella Pasquali, ingegnere, libero professionista, Torino
613. Ivana Ferraris
614. Irene Becchis, disoccupata, Chieri (To)
615. Maria Maddalena Conti, insegnante
616. Silvia Fraboni, insegnante, Liceo Einstein, Torino
617. Francesco Coppotelli, docente di lettere, scuola secondaria di secondo grado, Torino
618. Fabrizio Amort, Torino
619. Aleyda Ruff, educatrice, Comune di Pinerolo (To)
620. Patrizia Alma, insegnante
621. Rosanna Mazzeo, insegnante in pensione, Milano
622. Daniela Lombardo, ex docente
623. Maria Cristina Internò, attualmente disoccupata
624. Maria Vassalotti, pensionata, Orbassano (To)
625. Giuseppe Senatore, docente, IC Manzoni, Torino
626. Luisa Bruno, pensionata, San Secondo di Pinerolo (To)
627. Laura Freri, psicologa, Torino
628. Stefano Panetta, docente di matematica, IIS G. Natta (To)
629. Mariagrazia Cataldo, docente di scuola secondaria di secondo grado
630. Elia Bosco, docente pensionato, Torino
631. Mariangela Bucci, dirigente scolastico in pensione, Torino
632. Ileana Vitale, educatrice, Primo Liceo Artistico, Torino
633. Piero Giovannelli, impiegato, Torino
634. Paola Merlo, insegnante in pensione, Torino
635. Guya Cardarella, insegnante in pensione, IC King, Grugliasco (To)
636. Giuseppe Vacca, pensionato, Torino
637. Irene Ottone, educatrice, Pinerolo (To)
638. Silvana Caramelli, Torino
639. Isabella Previati, pensionata
640. Lidia Vaira, insegnante in pensione, Buttigliera Alta (To)
641. Yasmina Houmi, studentessa, Torino
642. Grazia Marchesini, insegnante in pensione
643. Silvia Marchisio, Anpi Traves (To)
644. Elda Caceres Gladys, psicologa-psicoterapeuta, Cavour (To)
645. Gian Pietro Davi, pensionato, Condove (To)
646. Daniela Duce, IIS Patetta, Cairo Montenotte (Sv)
647. Marco Battistini
648. Carla Serra, pensionata
649. Paolo Maria Guardiani, insegnante, Torino
650. Giovanna Agnone, insegnante di scuola primaria, IC Primo Levi, Rivoli
651. Arianna Di Francesco, insegnante di lingue straniere, scuola secondaria di primo grado, Torino
652. Luisa Raffaelli
653. Maurizia Nizzia, insegnante, IC Cuorgnè (To)
654. Roberto Pezzano, pensionato, Chivasso (To)
655. Cristina Gilardi, Torino
656. Patrizia Otel, studentessa, Torino
657. Anna Maria Natali, insegnante in pensione
658. Andrea Marafrante, Torino
659. Laura Testagrossa, Torino
660. Rosa Sorda, insegnante di lettere in pensione, Torino
661. Laura Botta, docente, IIS Fermi, Ciriè (TO)
662. Rosanna Mazzeo, insegnante in pensione, Milano
663. Emanuela Salsotto
664. Patrizia Zaccara, insegnante, Torino
665. Angela Ragaccio
666. Valeria Giacobbe, studente, Torino
667. Marina Aulino, Bologna
668. Anita Giansantelli
669. Paola Gugliermetti, insegnante, Liceo Filippo Juvarra, Venaria Reale (To)
670. Laura Peverati, insegnante, Scuola Primaria Renzo Pezzani, Castiglione T.se (To)
671. Cristina Zanini, insegnante, IC Settimo 3, Settimo T.se (To)
672. Lia Dobronos, Torre Pellice (To)
673. Giuliana Sechi, docente di scienze umane, Liceo Statale D. Berti, Torino
674. Rosie Ferrentno, docente, Torino
675. Mariella Bogliacino, artista, ex insegnante Liceo Artistico Renato Cottini, Torino
676. Fernando Montà, artista, ex insegnante Liceo Artistico Renato Cottini, Torino
677. Sabrina Ferrero, insegnante
678. Silvia Ghilardi, insegnante, Liceo Porporato, Pinerolo (To)
679. Maria Pagliaro, medico, Torino
680. Sara Tagliacozzo, docente, Primo Liceo Artistico, Torino
681. Santina Carratù, docente di filosofia e storia, IIS Majorana, Moncalieri (To)
682. Cristina Pretto, Torre Pellice (To)
683. Paola Torchia, Liceo Gobetti (To)
684. Marina Roncaglio, funzionario Città di Torino
685. Anna Marchisio, docente di inglese, IC Castiglione T.se (To)
686. Rosamaria Di Prima, Pinerolo (To)
687. Santina Albini, ex insegnante
688. Manuela Alessandria, designer, Alessandria
689. Patrizia Gugliotti
690. Enrica Raviola, Torino
691. Viola Martinetti, studente, Torino
692. Riccardo Caglieri, insegnante, Liceo Monti, Chieri (To)
693. Patrizia Granata, Milano
694. Marco Marchisio, docente, Liceo Newton, Chivasso (To)
695. Emanuela Termine, Liceo artistico Aldo Passoni, Torino
696. Erberto Rebora
697. Anna Rita Oberto
698. Filippo Bonetto, Torino
699. Andrea Fuso, docente, IC Gonin Giaveno (To)
700. Michaela Reinhardt, docente, Università Piemonte Orientale, Vercelli
701. Cristina Giudice, docente, Accademia Albertina, Torino
702. Marina Luciana Ronchietto
703. Vittorio Penna
704. Bruno Moretto
705. Marco Molle, docente matematica e fisica, Roma
706.Walter Calcagno, docente IIS Natta, Rivoli (TO)
707. Ugo Zamburru, psichiatra, Torino
708. Morena Capurso,
709. Giorgio Morale, di lapoesiaelospirito.it
710. Massimo Sabbatini, Liceo Francesco Vivona, Roma
711. Sabrina Ciccioli, docente di latino e greco, Liceo Vivona, Roma
712.Linda Isabella, docente in pensione, Latina
713. Lidia Giannini, docente in pensione, Latina,
714. Mirella Riva, impiegata Ata in pensione, Latina
715.Carlo Nati, docente Liceo Artistico, Latina
716. Rolando Dondarini, Alma mater studiorum, Bologna
717. Roberto Camano, docente IIS Falcone- Righi, Corsico (MI)
718. Giampaolo Martinotti, maestro di scuola, Istituto Santa Marta, Genova
719. Eugenia Curti
720.Manuela Russo, docente di Lettere, Liceo Artistico “Aldo Passoni” di Torino
721. Maria Grazia Vaccaro, docente di Scienze Naturali, Liceo Artistico “Aldo Passoni” di Torino
722. Daniela Bruni, docente di Storia dell’Arte, Liceo Artistico “Aldo Passoni” di Torino
723. Maria Chiara Quaresima, docente, Liceo Artistico “Aldo Passoni” di Torino
724. Benedetta Giuafret
725. Roberta Albertini, docente di sostegno al Convitto Nazionale Umberto I, Torino
726.Valentina Ricciardi docente matematica e scienze IC Regio Parco, Torino
727. Antonella Genovese
728. Carmen Barbara Gentili
729. Enrico Manera, docente di storia e filosofia, Liceo Gioberti, Torino
730. Francesca Costantino, docente di lettere, Liceo da Vigo-Nicoloso, Rapallo
731. Linda Lanfranchi, docente di sostegno,Liceo da Vigo-Nicoloso, Rapallo
732. Paola Costa, docente di scienze, Liceo Davigo-Nicoloso, Rapallo
733. Irene Silano
734. Walter Ricetto, Montanaro (To)
735. Gabriella Currado, ex assistente tecnica, IIS Copernico-Luxemburg
736. Claudia D’Urso, docente
737. Anna Maria Lepri, Santarcangelo di Romagna (Rn)
738. Giovanni Duro, pensionato, Santarcangelo di Romagna (Rn)
739. Lucia Grande, insegnante in pensione, Torino
740. Loredana Montanelli, docente, Torino
741. Rosalba Gorini, docente in pensione, Roma
742. Paola Patriarca, docente di sostegno, scuola primaria, Torino
743. Davide D’Amore, insegnante, IC Giovanni XIII, Pianezza (To)
744. Serafino Puccio, docente di fisica, IIS 8 Marzo, Settimo T.se (To)
745. Amalia Silvana Pitta, pensionata, Venaria Reale (To)
746. Elena Casottana, docente e musicista, Torino
747. Emilia Abelli, pensionata
748. Carmela Roccia, insegnante, IIS Primo Levi, Torino
749. Stefani Redavid, insegnante, IC Pinerolo 2 (To)
750. Doriana Giolo, pensionata, Rivoli (To)
751. Carmen Collura, Torino
752. Jacopo Amico, insegnante, Convitto Nazionale Umberto I, Torino
753. Giacomo Vittone, docente, IIS Sebastiano Grandis, Cuneo
754. Rosa Meo, docente universitaria, Università di Torino
755. Elisabetta Milano, insegnante, Torino
756. Alessio Barettini, docente
757. Francesco Candido, Spi, Chieri (To)
758. Gabriela Rocca, docente in pensione, Chieri (To)
759. Rosanna Giangi, pensionata, Torino
760. Laura Adami, docente, scuola primaria
761. Rita Alessi
762. Sabrina Potenza, docente, IC Gobetti, Rivoli (To)
763. Maria Badami
764. Ester Gigliotti, Docente di Lettere, IIS Piero Calamandrei, Torino
765. Martino Laurenti, docente, Liceo Valdese, Torre Pellice (To)
766. Edoardo Bracchi, architetto, Genova
767. Marco Magnani, cittadino del mondo libero
768. Elisa Genovesi
769. Antonietta Lavista, insegnante di scuola primaria, provincia di Novara
770. Doriana Albuzzi, docente, Liceo Regina Margherita, Torino
771. Paola Chirico, docente di storia e filosofia, Liceo Gioberti, Torino
772. Cristina Corradetti, docente di lettere, I. C. Nigra, Torino
773. Elisa Baglioni, docente di inglese, I. C. Aleramo, Torino
774. Roberto Porta, ex docente pensionato
775. Eleonora Rossotto
776. Alice Delfino, docente, Liceo Cottini, Torino
777. Laura Monno, docente di matematica e fisica, Primo Liceo Artistico, Torino
778. Antonello Franco, docente, Torino
779. Antonella Genta
780. Patrizia Tauber, docente di inglese, Liceo Einstein, Torino
781. Edda Gazzetti
782. Emanuela Ferracin, pensionata
783. Cristina Dini
784. Luciana Fracchia, docente
785. Roberta Padovano, counselor
786. Roberta De Macchi, insegnante di Scuola Primaria, I.C. Pino Torinese
787. Carlo Tagliacozzo, ex docente Centro Territoriale “Parini” ora CPA
788. Francesca Frediani, Consigliera regionale Gruppo misto – Movimento 4 ottobre
789. Gian Giacomo Migone, gia’ professore di storia delle relazioni Euro-Atlantiche, Università di Torino
790. Rita Vittori, insegnante in pensione
791. Laura Lario, Torino
792. Anna Lario, Torino
793. Alina Rosini, IC Pianezza (To)
794. Irene Carnazza, insegnante di storia e filosofia, IIS Santorre di Santarosa, Torino
795. Caterina Santoro, Docente di matematica, IIS Copernico-Luxemburg, Torino
796. Christine Marchese
797. Laura Mantello, IIS Giulio, Torino
798. Claudia Leoni, IIS Majorana, Torino
799. Pietro Rapisarda, dirigente scolastico, IIS J.B. Beccari, Torino
800. Lorenzo Varaldo, dirigente scolastico, IC Sibilla Aleramo, Torino
801. Giorgio Ardito
802. Giovanni Demarco, Grugliasco
803. Cesare Manachino, insegnante in pensione
804. Michaela Reinhardt, lettrice di lingua tedesca presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale
805. Enrico Peyretti, già insegnante di Storia e Filosofia nei licei e saggista
806. Monica Maritano, IIS Blaise Pascal, Giaveno (To)
807. Elena Camino, già docente di Didattica delle Scienze Naturali
808. Vincenzo Brulichio, docente di filosofia e storia, Liceo Einstein, Torino
809. Anna Maria Gugole, docente di matematica in pensione, IIS B.Pascal – Giaveno (To)
810. Elisa Bogetto, docente di Lingua e Letteratura spagnola, Liceo Gioberti, Torino
811. Alessia Panfili, docente scuola primaria, I.C. Tommaseo, Torino
812. Mauro Bidoni, insegnante in pensione
813. Giorgio Kurschinski, docente di Lingua e cultura tedesca, Liceo Gioberti, Torino
814. Luca Arese
815. David Ezio, medico
816. Paolo Greppi
817. Maria Baroni, casalinga
818. Alice Montrucchio
819. Claudio Lion, docente
820. Franco Travaglio
821. Elisabetta Gabriele
822. Chie Wada
823. Daniela Corrias, docente Istituto Bodoni Paravia, Torino
824. Maria Pagliaro
825. Antonietta Lavista, insegnante, Novara
826. Sandra Mattioli, docente di lettere, IIS B. Pascal, Giaveno (To)
827. Iole Mancon, docente
828. Andrea Surbone
829. Ester Cericola, IIS B. Pascal, Giaveno (To)
830. Lucia Piana, docente, IIS B. Pascal, Giaveno (To)
831. Stefano Bertoldi, sociologo giornalista free lance per Radio Onda d’Urto, IIS L. Da Vince, Maccarese (Rm)

 

ADESIONI COLLETTIVE DI ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI E PARTITI POLITICI

AGiTe-Piemonte, Coordinamento cittadini/e, enti, associazioni locali, istituzioni locali contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi;
ANPI, Comitato provinciale di Torino;
ANPI, Comitato “68 Martiri”, Grugliasco (To); Associazione “Lofficina”, Torino;
Circolo Maurice Lgbtq, Torino;
Comitato delle Mamme in piazza per la Libertà e il Dissenso (To);
Cub, Confederazione unitaria di base, Piemonte;
Emergency, Torino;
Movimento Cinque Stelle, Torino;
OSA, Opposizione Studentesca di Alternativa, Torino;
Partito della Rifondazione Comunista, Federazione di Torino;
Potere al Popolo, Torino;
Sinistra Anticapitalista, Torino;
Sinistra Ecologista, Torino;
Unione per le Libertà con Vita;
Unione popolare, Torino;
USB (Unione Sindacale di Base) Scuola – Torino

 

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