MOZIONE COTTINI E GRUPPO ARTICOLO 11: una promessa, una bandiera, un gruppo di lavoro

Il 29 ottobre 2015 il Collegio Docenti del Liceo Artistico Cottini ha approvato a larghissima maggioranza la seguente mozione:

La Scuola ripudia la guerra


La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza. In questo momento, nel nostro pianeta sono in atto oltre 50 conflitti, fra stati e/o fazioni civili: la guerra russo-ucraina, o quelle in Myanmar, Sudan, Siria sono solo alcune di un elenco purtroppo molto lungo.

Bombardamenti, droni killer, massacro di civili (soprattutto donne e bambini) ci vengono riproposti quotidianamente, quasi a certificarne la normalità, come se dovessimo abituarci all’indifferenza.

In Palestina, nella Striscia di Gaza e non solo, l’orrore è ancora maggiore. La popolazione è affamata, le strutture abitative distrutte per oltre il 70%, ospedali e scuole rasi al suolo, sfollamento continuo di oltre due milioni di persone. Israele parla apertamente di allontanamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. Un progetto di pulizia etnica. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per la leadership israeliana (incluso Netanyahu e Gallant) per presunti crimini e violazioni del diritto umanitario nel conflitto a Gaza e più voci autorevoli hanno definito quello in corso nella Striscia un genocidio.

Ebbene, di fronte a tutto questo la scuola non può più tacere. Se lo facesse, abdicherebbe al proprio compito educativo, al dovere di lavorare per la pace, per l’inclusione e contro ogni forma di discriminazione e di pregiudizio.

La scuola non può rinunciare a far vivere la nostra Costituzione che, come recita l’art.11, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”

Per questi motivi il Collegio dei Docenti del Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” si impegna

1) A richiedere l’esposizione della bandiera della Pace per ribadire la condanna di tutte le guerre;

2) Ad affrontare, all’interno dei programmi di studio e/o nei moduli di Educazione Civica, il tema della pace e della guerra, affinché tutti gli studenti e tutte le studentesse possano maturare conoscenze adeguate ed esprimere autonomamente le loro riflessioni;

3) A costituire un gruppo di lavoro che monitori costantemente l’evolversi del conflitto a Gaza e che organizzi due iniziative destinate alle classi quarte e quinte nel corso dell’anno.

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Ad oggi due di quegli impegni sono già stati rispettati: la bandiera palestinese svetta alta e bella dinanzi all’ingresso della scuola e il gruppo di lavoro è stato costituito e ha tenuto la sua prima riunione. Per ora è formato da una decina di persone.

Anche se sono in pensione da quest’anno, sono ugualmente stata invitata a partecipare alla riunione e a collaborare alle attività del gruppo, e ciò mi ha fatto enormemente piacere. Conto di agire in primo luogo come ponte fra La Scuola Per La Pace e il Liceo Cottini, ma anche di promuovere le attività in seno a StopRearmEurope e all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.

Ecco in sintesi ciò che è emerso dalla prima riunione:

finalità e denominazione: in coerenza con la mozione approvata, favorire un orientamento dell’istituto contro la militarizzazione della scuola, contro il riarmo e le politiche belliche e a favore dell’educazione alla pace. Promuovere le iniziative riguardanti la situazione a Gaza e in Cisgiordania. Rappresentare un punto di riferimento per studenti e docenti coinvolti in attività che perseguano le medesime finalità. Abbiamo provvisoriamente denominato il gruppo ARTICOLO 11 (aggiungo che però sappiamo che nulla è più definitivo del provvisorio)

obiettivi operativi immediati: sensibilizzazione degli studenti e dei docenti non ancora coinvolti, raccordo con il collettivo di studenti che lavora per le medesime finalità, diffusione informazioni su attività promosse da SPP, Osservatorio e StopRearm, raccolta e costruzione di materiali e mezzi di fruizione e diffusione dei medesimi, creazione di un drive che raccolga tutti i documenti utili e condivisibili con i docenti: verbali degli incontri, schede informative, materiale didattico, iniziative, buone pratiche ecc. (già operativo e contenente schede informative), predisporre sistemi di comunicazione efficaci per coordinare le attività del gruppo

Obiettivi a medio termine: riguardano le proposte per l’anno scolastico corrente 2025/26:
– incontro rivolto alle classi con Antonio Mazzeo (finalità: aumento consapevolezza del problema della militarizzazione della società)
– percorso sulla cultura palestinese, in particolare sulla letteratura. Presumibilmente nel periodo fine gennaio/inizio febbraio 2026; in collaborazione con associazioni palestinesi di Torino. Il percorso include lavoro in classe (lettura e analisi di brani letterari contemporanei) e eventuali incontri con esperti. Si potrà liberamente utilizzare il materiale messo a disposizione da Scuola Per la Pace
– incontro a carattere storiografico sulla vicenda palestinese, con un incontro con accademico.
– gruppo di lavoro sugli effetti del linguaggio bellicistico e sulla disumanizzazione dell’altro attraverso l’uso del linguaggio; da rivolgere soprattutto a studenti del biennio
– iniziare un gemellaggio fra classi dell’istituto e classi di studenti europei che lavorino sugli stessi temi riguardanti conflitti e pace; lavoro a distanza che può risolversi in semplici incontri online fra le classi coinvolte, o interessare solo alcuni studenti per ciascuna classe

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Riteniamo che l’idea di costituire un gruppo di lavoro ben individuato all’interno di una scuola sia estremamente importante sia per contrastare più efficacemente la “normalizzazione” dell’idea di guerra e riarmo, sia come punto di riferimento per tutta la comunità che afferisce all’istituto (docenti, studenti, famiglie, personale ATA…), e speriamo che la nostra esperienza possa ispirare altre scuole a fare la stessa cosa.

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Inchiesta di Assemblea Scuola Torino sulla propaganda israeliana nelle scuole

“L’Assemblea Scuola Torino ha condotto un’interessante inchiesta sul Progetto Net@ che si propone come PCTO in alcune scuole del Piemonte e della Lombardia con l’obiettivo di fornire social and digital skills. In realtà Net@ è un’agenzia di formazione israeliana che dal 2018 ha iniziato a operare all’estero. Tra i suoi principali promotori vi sono la sionista Agenzia Ebraica per Israele e il Karen Hayesod, il fondo nazionale per la costruzione d’Israele. In Italia è sostenuta dalla Fondazione Camis de Fonseca. Grazie al lavoro di indagine delle colleghe e dei colleghi, che qui pubblichiamo, avremo motivo fondato per evitare di affidare progetti di PCTO a Net@.”

Net@: da Be cool! alla propaganda israeliana dentro le nostre scuole

Dobbiamo puntare molto sulle scuole e abbiamo insegnanti giovani e carismatici che dovranno sfidare un sistema scolastico spesso molto tradizionale portando energia e innovazione.

Dafna Gaber Lifshitz, CEO di Appleseeds

Net@ a scuola si presenta come un progetto di PCTO (da poco Formazione Scuola-Lavoro) proposto agli studenti: un’opportunità imperdibile per sviluppare digital and social skills utili per la propria crescita umana, professionale e imprenditoriale. L’immagine che vogliono trasmettere è legata a un approccio innovativo, interculturale e utile a colmare diseguaglianze digitali soprattutto nelle zone economicamente e socialmente più svantaggiate. Lo scopo è diffondere competenze digital high-tech, in inglese, per studenti delle scuole superiori. Il progetto di durata pluriennale, spesso si presenta come ‘giovane’ perché, a differenza delle lezioni curricolari standard, è condotto da universitari che capiscono gli studenti e, di conseguenza, sono in grado di proporre un insegnamento molto più efficace rispetto alla scuola tradizionale.

All’interno del programma viene insegnato come creare siti web per sponsorizzare prodotti, avviare start up, parlare in pubblico, il time management, ecc. Il programma del terzo e quarto anno in particolare prevede di occuparsi anche di cyber security.

Tutto questo è gratuito per le famiglie perché sponsorizzato da istituti, fondazioni, associazioni private e dalle stesse scuole. Quindi un progetto per i giovani, coinvolgente dove la politica non c’entra assolutamente nulla.

O quasi.

Net@ è un progetto nato in Israele nel 2003. Lì viene pubblicizzato come un merito il fatto che chi esce dopo anni di formazione con Net@ sia in grado di rappresentare una risorsa preziosa per il mercato miliardario delle start up della cybersicurezza e delle tecnologie di guerra, focalizzate sul deep tech, anche per la necessità di dare risposta ai ‘problemi’ di ‘difesa’ e ‘sicurezza’ del paese (che questo settore rappresenti già un rischio per la nostra privacy e le nostre democrazie ce l’hanno rivelato scandali come il software “Pegasus” e lo spyware “Graphite”, spiando decine di migliaia di cittadini tra capi di stato, giornalisti e attivisti in tutto il mondo). Un altro fiore all’occhiello dei promotori di Net@ è che il 56% dei diplomati si arruola nelle unità tecnologiche d’élite dell’IDF.

Dal 2018 Net@ si è diffuso per la prima volta all’estero con un progetto pilota a Milano. La volontà espressa dagli organizzatori fin da subito è di portarlo nel resto del territorio italiano e in altri paesi. A offrire i locali e promuovere a Milano il progetto è la Comunità ebraica, la stessa che ha recentemente invitato un militare dell’IDF accusato di probabili crimini di guerra, Adi Karni, a incontrare gli studenti dei licei per racccontare che a Gaza ha visto “solo odio”, che “stiamo facendo il lavoro sporco per voi” e spiegando che “l’Islam avanza in Europa”.

Net@ è promosso e sostenuto dall’Agenzia ebraica per Israele (Sochnut), organizzazione sionista israeliana che sostiene l’ebraicità di Israele e dal Keren Hayesod, fondo nazionale di costruzione d’Israele e la centrale finanziaria del movimento sionista mondiale.  Dal 1967 l’Agenzia ebraica si occupa anche delle attività dei coloni israeliani insediatisi in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e nelle alture del Golan.

Oltre alla Jewish Agency for Israel e al Keren Hayesod, altri partner sono l’Appleseeds Academy, l’Associazione Educazione Digitale Italia, la Fondazione Camis De Fonseca e Proedi Media.

In un video pubblicato in rete la CEO di Appleseeds, Dafna Lifshitz, afferma che i finanziamenti più importanti di Net@ arrivano dalla USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale). L’USAIDè un’agenzia governativa statunitense creata nel 1961 per contrastare l’influenza dell’Unione Sovietica nel mondo. L’agenzia aveva la funzione di sostenere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America e viene indicata come uno dei suoi strumenti di soft power. Alcuni paesi accusano l’agenzia di essere una copertura della CIA e di essere parte delle politiche di interventismo degli Stati Uniti nel mondo.

A partire dal 2019 il progetto è arrivato a Torino all’Istituto Germano Sommeiller e alla scuola ebraica. I docenti inizialmente sono Shinshinim, ovvero giovani israeliani che hanno completato la scuola superiore e rimandano di un anno il servizio militare obbligatorio per prestare servizio nelle comunità ebraiche all’estero. Il loro nome è un acronimo ebraico per “Shnat Sherut” o “anno di servizio”. Agiscono come ambasciatori culturali, portando la cultura e lo stile di vita israeliani, la lingua ebraica e le tradizioni ebraiche alle comunità locali prima di arruolarsi nell’esercito.

A maggio 2022 il Keren Hayesod decide di non continuare il programma all’estero per mancanza di risorse. L’organizzazione e la diffusione presso le scuole sono allora affidate alla Fondazione Camis de Fonseca che da quel momento le promuove a Torino. Dall’anno 2023/2024 il progetto parte anche al Liceo Monti di Chieri. La fondazione Camis De Fonseca (ora anche associazione), con lo scopo di trovare partner italiani per poter continuare il progetto, finanzia “Grow in tech” composta generalmente da giovani studenti universitari che, una volta formati in Israele e alla metodologia, possono entrare nelle classi. Recentemente sono stati coinvolti nel progetto anche Merende Digitali e ESSE I Solutions. Lo scopo è quello di creare un ‘nuovo’ progetto Net@ Italia, ‘ripulito’, ma sempre funzionale alle organizzazioni e agli obiettivi strategici originari. Questo è stato detto in modo esplicito e pubblico durante un convegno del 21 maggio 2023 organizzato nella sede della fondazione Camis De Fonseca in cui, tra gli altri passaggi significativi, viene data la parola al rappresentante del Keren Hayesod per l’Italia, Eyal Avneri, il quale dice: “Stiamo lavorando tutti insieme per continuare il progetto Net@ a Torino con formatori italiani e farò il possibile, per la parte mia, per aiutarvi a realizzarlo, mettendo i contatti con Net@ in Israele, almeno a distanza. Sarà, secondo me, una bellissima collaborazione internazionale. […] Vi auguro un in bocca al lupo e spero di vedervi tutti a novembre in Israele”.

Durante le attività capita che partecipi la fondatrice della Fondazione De Fonseca, Laura Camis De Fonseca che, sui social, condivide post dove vengono attaccati come antisemiti Papa Bergoglio, la Chiesa Cattolica e agenzie dell’ONU. Si arriva a leggere che “le organizzazioni internazionali sono peggio di una barzelletta, sono diventati organismi criminali che aiutano i jihadisti” e che “gli Stati europei e l’Europa quasi tutta, esattamente come la Chiesa, si riallacciano alle loro vergognose tradizioni antiebraiche”.

La fondazione De Fonseca si occupa di geopolitica e ha una posizione politica sul conflitto israelo-palestinese. Basta scorrere velocemente il sito per capire che è una celebrazione del progetto israeliano con una visione piuttosto parziale.

Durante l’anno scolastico vengono invitati esperti che propongono un’idea di scuola e di formazione estremamente aziendalistica e imprenditoriale. Altre attività didattiche hanno avuto anche lo scopo di dare una visione estremamente positiva di Israele come “una terra nata da sogni e speranze”, tecnologica, green e inclusiva.

Nel 2022 tra gli studenti che partecipano al progetto viene proposto un concorso dal titolo “Israele. Storia, tradizione, sostenibilità e innovazione tecnologica”. I vincitori hanno in premio un viaggio d’istruzione in Israele: visite al museo della diaspora, al Muro del pianto, alla tomba di Ben Gurion.

In conclusione, Net@ è un cavallo di Troia che promuove un’idea di scuola aziendale e imprenditoriale al servizio del mercato, valorizza ‘risorse’ per il mondo delle start up e della cybersicurezza, legato mani e piedi al genocidio di Gaza, alla pulizia etnica e alla diaspora palestinese. Forma futuri soldati d’élite nelle unità tecnologiche ed è ideato, organizzato e diffuso da organizzazioni, Istituti e fondazioni sioniste che, non solo negano o non condannano quanto sta avvenendo in Palestina da ottant’anni, ma che ne sono, spesso, direttamente coinvolti.

Forse, ancora peggio, Net@ si presenta come un’organizzazione tecnologica giovanile che, proponendo parole d’ordine accattivanti come Be your best self, Be involved, Be open-minded, Be unlimited, Be cool sta consapevolmente formando un movimento giovanile e una parte della futura leadership economica e politica, con lo scopo di renderli funzionali ai suoi obiettivi strategici e organici alla sua ideologia.

Assemblea Scuola Torino




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Incontro sul Disegno di Legge Gasparri

Dopo le mobilitazioni di quest’autunno per la Palestina, il governo sta per prendere provvedimenti repressivi, in particolare con il disegno di legge 1627, noto come ddl Gasparri, attualmente assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) del Senato. Il ddl prevede pene detentive fino a sei anni per il reato di antisemitismo, che comprende la negazione “del diritto all’esistenza dello Stato di Israele” o allude alla sua distruzione. Una semplice carta geografica della Palestina su una T-shirt o lo slogan “Palestina libera dal fiume fino al mare” possono perciò diventare reati punibili penalmente. Stiamo studiando la questione e, con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università e con Docenti per Gaza, abbiamo organizzato un primo incontro informativo pubblico il 17 novembre alle ore 18 nell’aula 37 di Palazzo Nuovo.
Saranno presenti lo storico Amedeo Rossi e una esponente di Giuristi per la Palestina.

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Codice etico dell’IIS Santorre di Santarosa di Torino

approvato a maggioranza dal Collegio docenti del 12 novembre 2025

Il Collegio delibera di inserire nel PTOF un “codice etico”, cioè una sorta di bussola orientativa affinché le attività dell’ex Pcto, ora Formazione Scuola Lavoro, siano il più possibile aderenti ai valori della Costituzione. Questa esigenza è dettata dalla consapevolezza di attraversare una fase storica in cui i principi ispirati alla pace, alla solidarietà sociale e al rispetto del diritto internazionale sono stati pressoché stravolti. Si tratterebbe quindi di impegnare l’Istituto a:
• non stipulare convenzioni con soggetti coinvolti in acclarate violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale;
• prevedere una specifica approvazione del Collegio Docenti per l’attivazione di progetti o collaborazioni con le Forze Armate, fatte salve le attività istituzionali attualmente già previste nel PTOF.
Una tale proposta punta ad evitare che la nostra scuola stipuli convenzioni con aziende che producono direttamente armi o che ne siano indirettamente coinvolte. Allo stesso tempo vogliamo che la Formazione Scuola Lavoro o l’Orientamento non siano un modo per consentire ai vari corpi dell’esercito di normalizzare la professione della guerra e l’uso delle armi – dopotutto è lo stesso generale Masiello, Capo di Stato Maggiore a dirci che il Ministero della Difesa dovrebbe tornare a chiamarsi “Ministero della Guerra”. Infine riteniamo che sia necessario non entrare in collegamento con aziende di cui è riconosciuta la violazione dei diritti umani o sindacali (come nel caso di Amazon o della Coca Cola company). C’è la consapevolezza che un codice etico non ha né la forma, né la forza di un dispositivo normativo: è semplicemente una scelta morale sottoscritta collettivamente che ci invita a impegnarci nella direzione di una scuola coerente con gli obiettivi della Costituzione. Per chi sottoscrive questo documento è sicuramente un gesto di coerenza verso il significato più profondo del nostro lavoro.


Sala di Costantino, Iustitia, Raffaello, Musei Vaticani

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Solidarietà ad Angelo D’Orsi e a Vincenzo Lorusso. Basta censure! Basta guerre!

Vogliamo esprimere piena solidarietà personale allo storico Angelo D’Orsi e al giornalista Vincenzo Lorusso, che non hanno potuto liberamente esprimere le loro opinioni in un dibattito pubblico, a Torino il 12 novembre, al Polo del ’900, organizzato dall’ Anppia locale.
La loro colpa: non essere russofobi. Gli inquisitori e giudici: Associazioni ucraine, Carlo Calenda, Pina Picierno, Stefano Lo Russo, Rosanna Purchia, i radicali italiani, i vertici nazionali Anppia. La sentenza: tacete putiniani.
Ci sarebbe da ridere per lo spettacolo messo in piedi da questa simpatica squadretta se non ci fosse da piangere sullo stato del rispetto dei diritti costituzionali In Italia.
Certo lo sanno già i sindacalisti denunciati per difendere i lavoratori, lo sanno già gli sfrattati buttati in mezzo alla strada per lasciare spazio alla speculazione edilizia, lo sanno già gli impoveriti privati del reddito di cittadinanza, i detenuti che si suicidano nelle carceri, gli immigrati sbattuti nei CPR, gli operai, gli edili, gli agricoltori che escono la mattina per essere uccisi sul lavoro, lo sanno i docenti scomodi nelle scuole. Lo sapevano già gli artisti russi in Italia.
Adesso lo sanno anche giornalisti e intellettuali militanti di fama internazionale. Tacete, vi controlliamo, siete in libertà vigilata.
La censura è sempre stupida perché suscita come reazione un’ondata di indignazione e di libertà. Ecco, allora alziamo le nostre voci e che un coro di vergogna sommerga quanti in nome di una presunta «loro» difesa della libertà tolgono tutti i giorni i «nostri» diritti di cittadini, di lavoratori, di studenti, di insegnanti, di pensatori, di scienziati, di artisti. Quando è troppo è troppo. Blocchiamo tutto!

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Claudio Torrero, testimonianza diretta dalla Flotilla

Mercoledi’ 19 Novembre, alle ore 18 presso Volere La Luna, Via Trivero 16, Torino, La Scuola Per La Pace incontrera’ Claudio Torrero, già docente di filosofia nella scuola superiore, diventato monaco buddhista col nome di Bhante Dharmapala e presidente di Interdependence (interdependence.eu), associazione attiva nell’ambito del dialogo interreligioso e interculturale. Giorgio Monestarolo coordinera’ l’evento.

Claudio Torrero raccontera’ la sua esperienza di partecipazione alla Sumud Flotilla, esprimendo il suo punto di vista e rispondendo alle domande del pubblico.

Le sue parole: “Ho preso parte alla missione della Flotilla (nella seconda spedizione, sulla nave Conscience) per richiamare l’attenzione mondiale sul genocidio in atto a Gaza, ma anche sulla catastrofe morale che si abbatte sull’ebraismo”.

QUI IL VIDEO DELL’INCONTRO OPPURE CLICCA SULL’IMMAGINE

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Codice etico per i PTOF

Al liceo Majorana di Torino è stato approvato dal Collegio docenti un Codice etico, da inserire nel PTOF, che prevede:
• di non stipulare convenzioni con soggetti coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale;
• una specifica approvazione del Collegio Docenti per l’attivazione di progetti o collaborazioni con le Forze Armate o con le Forze dell’Ordine, fatte salve le attività istituzionali attualmente già previste nel PTOF.
Tale documento è frutto del lavoro collettivo di un gruppo di docenti che, sentendo l’esigenza di affermare la vocazione della scuola italiana alla pace sulla base della Costituzione, si sono confrontati e hanno elaborato la proposta.

Di seguito la presentazione del Codice etico da parte della prof.ssa Cinzia Gallotti al Collegio docenti, a nome del gruppo promotore. Il terzo punto (“escludere dalle procedure di approvvigionamento di beni e servizi soggetti coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale”) è stato stralciato in quanto il DS lo ha considerato attinente alla normativa sugli appalti che non è di competenza del Collegio.

Le/i docenti possono ispirarsi a questo documento per sollecitare la discussione e il confronto su questi temi nei rispettivi Collegi, confronto che, secondo la Scuola per la pace, ha un valore in sé, indipendentemente dalla possibile approvazione. Già altre scuole stanno infatti predisponendo un analogo Codice etico che, pur non formalmente vincolante, rappresenta “un indispensabile atto di coerenza rispetto al senso del nostro lavoro” .
Segnalazioni a: lascuolaperlapace@gmail.com

Liceo Majorana di Torino. Informativa alle/i colleghe/i per la proposta di un Codice etico da inserire nel PTOF, di Cinzia Gallotti

“Noi pensiamo che, alla luce del terribile stravolgimento dei principi, che fino a poco tempo fa facevano da cornice alle nostre azioni come singoli e come parte di organismi nazionali ed internazionali, non possa più bastare un generico obiettivo formativo come lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, come scritto a pagina 12 del nostro attuale PTOF.
Dobbiamo chiederci, come Collegio, come difendere la nostra offerta formativa, anche rispetto ai soggetti esterni che entrano in contatto con noi.
Io e i colleghi, il cui elenco leggerete in calce, chiediamo che la scuola adotti un “codice etico”, in base al quale si decida di:
• non stipulare convenzioni con soggetti coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale;
• prevedere una specifica approvazione del Collegio Docenti per l’attivazione di progetti o collaborazioni con le Forze Armate o con le Forze dell’Ordine, fatte salve le attività istituzionali attualmente già previste nel PTOF;
• escludere dalle procedure di approvvigionamento di beni e servizi soggetti coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale.
La proposta sopra esposta mira evidentemente ad evitare che nella nostra scuola entrino aziende che producono direttamente armi o che ne siano indirettamente coinvolte (es. Leonardo), che la formazione scuola lavoro non sia un modo per consentire ai vari corpi dell’esercito di normalizzare con i nostri studenti la professione della guerra e l’uso delle armi e infine che non si appoggino aziende dalla condotta molto discutibile come Amazon, aderendo formalmente alle iniziative come “un click per la scuola”.
Sappiamo che un codice etico non ha forma, né forza di legge, è semplicemente una “promessa onorevole”, una scelta morale non solo individuale, ma collettiva.
A noi che lo proponiamo sembra anche un indispensabile atto di coerenza rispetto al senso del nostro lavoro”.


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Laboratorio sul Cinema Palestinese

Disastri e resistenze dell’immaginario – Percorso visivo attraverso brani del cinema palestinese – condotto da Maria Elena Marabotto e da Mauro van Aken, si terrà il 14 novembre 2025, ore 15 – 17 presso l’aula Magna del Liceo d’Azeglio, V. Parini 8, Torino.
Ci sono circa 200 posti.
Per la partecipazione preghiamo di compilare il form a questo link

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Scuola per la pace Torino e Piemonte in collaborazione con il Comitato Un aiuto per la Palestina sostiene la Scuola Al Salam di Gaza

Care amiche e cari amici,

come sappiamo, la Scuola per la pace ha sempre guardato al genocidio in Palestina dal punto di vista politico e culturale, con manifestazioni di piazza, appelli, presidi e progetti didattici, ma non ha trascurato la concreta solidarietà a favore di associazioni come ACS, Gazzella onlus e di famiglie palestinesi attraverso il Comitato Un aiuto per la Palestina, di cui fanno parte alcune/i di noi. Ora abbiamo deciso di sostenere il progetto di una scuola che si chiama Al Salam, la pace, a Gazache aprirà domani 8 novembre.

Organizzatore dell’iniziativa è Mosbah, infermiere molto attivo e intraprendente nella distribuzione di cibo, acqua, latte per bambini, medicine e persona di riferimento sul territorio. Conosciamo Mosbah attraverso il Comitato Un aiuto per la Palestina, con il quale interagisce quasi quotidianamente. Suo è il logo del Comitato stesso. Gli diamo piena fiducia per questa nuova iniziativa che ci mette in diretto contatto con una scuola a Gaza. Le donazioni verranno versate al Comitato Un aiuto per la Palestina che le farà pervenire, come di consueto, a Mosbah per questo scopo specifico.

Il progetto è strutturato come segue. Preghiamo di volerlo sostenere e divulgare.

A Gaza, da oltre due anni, bambine e bambini sono stati privati del diritto all’istruzione, a causa della distruzione di scuole e asili e della perdita di maestre e maestri, come in un episodio del documentario From Ground Zero.

Il progetto Scuola Al Salam di Gaza consentirà a 60 bambine e bambini dai 3 ai 12 anni di frequentare una scuola allestita in due tende. Si vuole così garantire loro il percorso scolastico curricolare ed evitare i rischi che corrono per strada, in giro tra tende e macerie.

Il progetto educativo dovrebbe essere autorizzato dal Ministero dell’Educazione e dell’Istruzione Superiore dello Stato della Palestina e avrà una durata di quattro mesi (corrispondente al nuovo ciclo scolastico dall’inizio del genocidio). La scuola, collocata all’interno di uno dei campi nella striscia di Gaza, sarà aperta quattro giorni la settimana per sette ore al giorno (dalle 7.00 alle 14.00) e ruoterà su due turni di tre ore con una presenza di 30 studenti per turno: fino a 5 anni sarà scuola per l’infanzia, da 6 a 12 sarà scuola di primo ciclo. Verranno coinvolti due insegnanti che svolgeranno tutte le discipline (Lingua araba, Matematica, Scienze, Salute, Lingua inglese, Tecnologia).

Il progetto prevede due fasi.
Fase 1.
· Acquisto e montaggio di due tende.
· Acquisto e allestimento delle tende con sedie, tavoli e materiale di cancelleria.
Costo € 1.800

Fase 2.
· Aquisto di libri, quaderni e penne.
· Acquisto di prodotti alimentari per colazioni e merende
· Produzione di documenti per l’esame annuale
· Rimborso spese per insegnanti
Costo mensile 750 €
Costo totale 4800 €

Chiediamo il contributo di tutte e di tutti per realizzare questo progetto che, come Scuola per la pace, ci impegniamo a sostenere e accompagnare seguendone le fasi e gli esiti.

CONTO CORRENTE UN AIUTO PER LA PALESTINA Banca Territori del Monviso
IBAN IT 76 A 08833 01003 000000013283
Causale: Scuola Al Salam

Satispay: https://web.satispay.com/download/qrcode/S6Y-SVN–19FF359D-701C-4FB9-A522-F50008F5E53E?locale=it
Causale: Scuola Al Salam

Per info: lascuolaperlapace@gmail.com

la distruzione delle scuole a Gaza

il progetto per La Scuola Al Salam di Gaza

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Lettera aperta alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

La Scuola per la pace Torino e Piemonte ha aderito alla lettera aperta che le 10, 100,1000 Piazze di Donne per la PACE invieranno alla Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza perché condividiamo la preoccupazione profonda per la militarizzazione dell’infanzia che pervade i messaggi rivolti a bambine e bambini: “la guerra come spettacolo, la divisa come modello, le armi come gioco”. Da anni, con l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, denunciamo questi episodi e invitiamo docenti e genitori a educare alla pace e non alla normalizzazione della guerra.

Gentile Garante,
le scriviamo per esprimere una preoccupazione profonda e crescente rispetto alla diffusione, nel linguaggio pubblico e nelle pratiche educative, di modelli e messaggi che tendono a normalizzare la guerra e a legittimare il militarismo come orizzonte culturale anche per le bambine e i bambini.
Siamo donne in tante realtà italiane nella promozione e diffusione dei principi sanciti dalla nostra Costituzione che all’articolo 11 ripudia la guerra come strumento di offesa e di risoluzione dei conflitti internazionali.
E’ da questa prospettiva che nasce la nostra inquietudine di fronte a iniziative che propongono la guerra come spettacolo, la divisa come modello, le armi come gioco, come è avvenuto nel cosiddetto “Villaggio dell’Esercito”, allestito dal 2 al 5 ottobre a Palermo in piazza Politeama, trasformata in un grande spazio promozionale delle forze armate.
Sui giornali e sui social abbiamo visto circolare immagini di bambine e bambini che imbracciano armi, salgono su mezzi bellici: immagini che, dietro la forma ludica della curiosità e dell’intrattenimento, introducono l’infanzia a un immaginario di guerra presentato come normale, innocuo, persino desiderabile.
Sappiamo inoltre che eventi simili si sono tenuti in altre città italiane, con modalità analoghe.
Esporre l’infanzia al linguaggio e ai simboli della guerra, anche sotto le vesti del gioco o della festa, significa introdurre la violenza come linguaggio accettabile e rinunciare all’educazione alla pace che non si insegna attraverso l’esaltazione delle armi, ma attraverso la cura, la cooperazione, la responsabilità condivisa.
Anche la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza richiama con forza questi principi: dove afferma che ogni bambino/a ha diritto a un’educazione orientata alla pace, alla solidarietà e alla comprensione fra i popoli, al gioco libero da violenza e condizionamenti ideologici.
Per queste ragioni, le rivolgiamo un richiamo al ruolo istituzionale che le è affidato, chiedendo che episodi come questo vengano riconosciuti nella loro gravità simbolica ed educativa e considerati in contrasto con la tutela dei diritti dell’infanzia.
Difendere l’infanzia significa difendere la possibilità stessa di un futuro di pace. Significa riconoscere che la cultura della cura, della relazione e della responsabilità condivisa è la sola via capace di generare sicurezza autentica, dentro e fuori di noi.
Ed è a questa sicurezza, non a quella delle armi, che vogliamo continuare ad educare.

10 100 1000 Piazze di Donne per la Pace

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