
La Scuola per la pace di Torino e Piemonte esprime solidarietà a Mohamed Shahin, cittadino egiziano con regolare permesso di soggiorno, imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di San Salvario, riferimento per la comunità cittadina e attivista di Torino per Gaza. A Shahin è stato revocato per motivi di sicurezza il permesso di soggiorno, prelevato da casa propria, spedito in un centro per il rimpatrio (CPR) in Sicilia. Su di lui pende ora la possibilità di essere espulso in Egitto dove, in qualità di oppositore politico, rischia galera, torture e morte.
Quale la colpa di Shahin? Aver espresso la legittimità della resistenza palestinese all’occupazione e al genocidio di Gaza con le sue parole e la sua presenza in piazza. Non vogliamo entrare nel merito di queste accuse. Vogliamo invece affermare che il trattamento riservato a Shahin è degno di uno stato totalitario e non di uno stato di diritto, quale ancora è l’Italia.
Secondariamente, Shahin ha lottato con passione contro il genocidio ma non ha mai mostrato odio o disprezzo per la vita umana, come dimostra il suo impegno nel dialogo interreligioso.
Terzo, assistiamo ormai da settimane a una sorta di rappresaglia e di vendetta, da parte del governo e del ministero dell’interno, nei confronti degli attivisti della sollevazione popolare contro il genocidio in Palestina.
Continuiamo a difendere lo stato di diritto, la Costituzione e la pace che in questa come in altre occasioni è l’unica bussola che guida la nostra azione.
Shahin sappia che la sua lotta per la libertà personale è anche la nostra lotta.