Nonostante a Gaza la situazione sia difficilissima per le piogge, il fango, il freddo, la mancanza di cibo e di materiali da costruzione, la scuola Il futuro nelle mani dei piccoli ha aperto proprio in questi giorni. Il responsabile Yousef ci ha inviato alcune foto e un sentito ringraziamento: “I am pleased to inform you that the educational project has officially begun, and the atmosphere is filled with excitement and energy despite the cold weather. We have witnessed clear joy on the faces of the students as they engage with the educational materials and share ideas with one another. There has also been a remarkable turnout from families, all expressing their gratitude and appreciation for the support we have received. The words of thanks and appreciation from the parents reflect the importance of this project in the lives of their children. We hope that your generous support will continue, as your efforts serve as a crucial engine for the success of this project and the attainment of its noble goals. We are confident that together, we will achieve remarkable accomplishments that contribute to building a better future for our children. Thank you once again, and we ask God for success for everyone“.
Il 21 dicembre dalle 17, presso la Barricata, in via Giulia di Barolo 48, ci sarà un aperitivo di finanziamento per le scuole di Gaza con un banchetto di piccoli oggetti, tra cui la riproduzione di un manifestino (30×40) del GUPW, General Union of Palestinian Women, datato 1980. Sarà un momento conviviale di saluti e auguri. Tutte/i sono invitate/i a partecipare e diffondere la locandina.
Per donazioni:
CONTO CORRENTE COMITATO UN AIUTO PER LA PALESTINA, Banca Territori del Monviso
IBAN IT 76 A 08833 01003 000000013283
Causale: Scuole Gaza
oppure Causale: erogazione liberale (per sostenere le famiglie)
La Scuola per la pace esprime profonda solidarietà alle colleghe, ai colleghi, alle e agli studenti delle scuole toscane oggetto di esecrazione da parte di esponenti politici della maggioranza e di ispezione da parte del MIM per aver partecipato ai webinar con la dott.ssa Francesca Albanese organizzati da Docenti per Gaza. Sottolineiamo che la qualità dell’offerta formativa di Docenti per Gaza è indubbia, si inserisce a pieno titolo nei percorsi di Educazione civica e di Storia contemporanea e contribuisce alla didattica con un approfondito bagaglio di conoscenze.
Denunciamo l’indebita ingerenza con cui esponenti politici e governativi entrano prepotentemente nelle scelte didattiche che competono ai Collegi docenti e ai Consigli di classe, con un evidente intento repressivo le cui motivazioni sono del tutto estranee alle funzioni istituzionali, educative, didattiche e culturali della scuola.
La dott.ssa Albanese, a cui va la nostra massima stima, è infatti una figura istituzionale di rilievo internazionale, essendo stata nominata Relatrice speciale sui Territori occupati palestinesi dalla Organizzazione delle Nazioni Unite con l’incarico ufficiale di riferire sullo stato dei diritti umani in tali territori. La sua presenza nelle scuole, pur attraverso lo strumento del webinar, rappresenta dunque un contatto diretto delle/gli studenti con la più importante organizzazione intergovernativa mondiale, fondata nel 1945 e composta di 193 Stati, che ha tra le sue molte finalità la pace, l’autodeterminazione dei popoli e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.
L’idea di esporre la dott.ssa Albanese a un “contraddittorio”, come pare sia stato adombrato dal MIM, è evidentemente ridicola e arrogante in quanto del tutto antiistituzionale.
Il governo e i politici italiani, calpestando quanto nelle scuole si insegna in tema di diritti umani come basi della convivenza e della democrazia, mostrano di disprezzare apertamente i diritti umani stessi e il diritto internazionale, di non riconoscere l’autorevolezza dell’ONU, di voler conculcare e censurare la libertà di insegnamento e le prerogative didattiche dei docenti.
Non ce ne stupiamo, ma lo denunciamo a gran voce perché, a fronte di simili gravissime interferenze, più forte deve essere il nostro impegno per salvaguardare collettivamente gli spazi di libertà di insegnamento, di rispetto delle istituzioni, del diritto internazionale e della Costituzione italiana che in questa epoca buia di guerre, genocidi e autoritarismi la scuola italiana continua a garantire.
La Scuola per la pace Torino e Piemonte 14 dicembre 2025
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Grazie alla generosità di tante persone, che ringraziamo di cuore, la Scuola al Salam, sostenuta dalla rete della Scuola per la pace Torino e Piemonte e dal comitato Un aiuto per la Palestina, potrà concludere i suoi primi quattro mesi di lezioni: abbiamo infatti raggiunto la cifra prevista e cominciato a raccogliere ulteriori fondi che andranno a finanziare la prosecuzione della scuola nei mesi seguenti. Siamo anche felici di confermare che le tende della scuola non sono, per ora, crollate a causa delle piogge, come invece è accaduto a molte tende che ospitavano famiglie.
Dato il successo del progetto della Scuola al Salam, la Scuola per la pace ha deciso di sostenere anche un’altra scuola, collocata in una diversa area della Striscia, a Northern Rimal, un tempo uno dei più prosperi quartieri di Gaza City. La scuola si chiamerà The future in small hands, nome scelto dal responsabile Yousef e, se le condizioni meteorologiche lo consentiranno, aprirà la prossima settimana. Conosciamo Yousef da diversi mesi attraverso il comitato Un aiuto per la Palestina (di cui alcune/i di noi fanno parte) e al fratello, che è qui a Torino, dove ha trovato un lavoro come dentista grazie al comitato stesso.
Yousef è molto coinvolto nel progetto della scuola, anch’essa riconosciuta ufficialmente dal Ministero dell’Istruzione: “I am pleased to inform you that the final touches on our educational project have been completed, and we are now ready for its launch. We have coordinated with the families regarding the targeted 30 children who are eagerly looking forward to this opportunity. We are in need of an educational tent, as well as necessary tools and stationery for the students. Your support will have a significant impact on changing the lives of these children, and we hope to receive your assistance as soon as possible to kick off this important initiative”.
Il progetto coinvolgerà bambine/i e adolescenti dai 3 ai 12 anni e prevede una durata di 6 mesi per un totale di 90 studenti, suddivisi in tre periodi di due mesi per 30 studenti ciascuno. Il personale è costituito da 6 persone tra cui un/a psicologo/a, dato che famiglie e studenti necessitano di un sostegno per elaborare i traumi vissuti in oltre due anni di genocidio. Il costo complessivo è di 5200 euro. Siamo sicure/i che anche questa volta, con la solidarietà di tutt*, ce la faremo.
Per donazioni:
CONTO CORRENTE UN AIUTO PER LA PALESTINA Banca Territori del Monviso,
Come si ricorderà, nel mese di ottobre, in diverse scuole torinesi, attivisti di Gioventù Nazionale (l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia) hanno tentato di diffondere volantini contro “la cultura maranza” contenenti messaggi di odio contro minoranze indicate come incompatibili con i valori nazionali. In alcuni casi, come al Primo Artistico, la provocazione è stata impedita da studenti e docenti, mentre al Liceo Einstein è stata protetta dalla polizia in tenuta antisommossa che ha “fermato” uno studente quindicenne, ammanettandolo e portandolo in questura. L’episodio è stato considerato particolarmente grave dalle associazioni della società civile e dai sindacati, che hanno manifestato pubblicamente la loro solidarietà, e ha suscitato forte indignazione per l’evidente volontà di intimidire un movimento studentesco apertamente schierato per la Palestina e contro le politiche di riarmo. Il Coordinamento Antifascista Torinese, in contatto con studenti e genitori, ha avviato un confronto anche al fine di rendere pubblica e visibile la solidarietà verso le nuove generazioni che si affacciano alla politica, dando voce alla comunità scolastica (famiglie, insegnanti e sindacati) e avviando una riflessione sulle forme con cui contrastare i tentativi fascisti di diffondere messaggi di odio e islamofobia soprattutto in scuole e zone della città, come Barriera di Milano, dove è consistente la presenza di allieve/i di seconda generazione.
Ne parleremo nella assemblea cittadinaFascisti in Barriera. Il caso Einstein e non solo convocata dal Coordinamento Antifascista Torinese che si terrà il 12 dicembre alle 18.30 in via Baltea 3. La Scuola per la pace sarà presente e invita a partecipare e diffondere questo messaggio e la locandina qui sotto
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La Scuola per la pace di Torino e Piemonte esprime solidarietà a Mohamed Shahin, cittadino egiziano con regolare permesso di soggiorno, imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di San Salvario, riferimento per la comunità cittadina e attivista di Torino per Gaza. A Shahin è stato revocato per motivi di sicurezza il permesso di soggiorno, prelevato da casa propria, spedito in un centro per il rimpatrio (CPR) in Sicilia. Su di lui pende ora la possibilità di essere espulso in Egitto dove, in qualità di oppositore politico, rischia galera, torture e morte.
Quale la colpa di Shahin? Aver espresso la legittimità della resistenza palestinese all’occupazione e al genocidio di Gaza con le sue parole e la sua presenza in piazza. Non vogliamo entrare nel merito di queste accuse. Vogliamo invece affermare che il trattamento riservato a Shahin è degno di uno stato totalitario e non di uno stato di diritto, quale ancora è l’Italia.
Secondariamente, Shahin ha lottato con passione contro il genocidio ma non ha mai mostrato odio o disprezzo per la vita umana, come dimostra il suo impegno nel dialogo interreligioso.
Terzo, assistiamo ormai da settimane a una sorta di rappresaglia e di vendetta, da parte del governo e del ministero dell’interno, nei confronti degli attivisti della sollevazione popolare contro il genocidio in Palestina.
Continuiamo a difendere lo stato di diritto, la Costituzione e la pace che in questa come in altre occasioni è l’unica bussola che guida la nostra azione.
Shahin sappia che la sua lotta per la libertà personale è anche la nostra lotta.
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Il disegno di legge Gasparri 1627, ora in corso di esame al Senato, intitolato Disposizioni per il contrasto all’antisemitismo e per l’adozione della definizione operativa di antisemitismo, che equipara antisemitismo, antisionismo e critiche a Israele e commina pene detentive a coloro che, con parole e/o azioni, contravvengono a questa formulazione, è il frutto di una lunga storia che va tenuta presente per comprendere le modalità dell’attuale repressione nei confronti di coloro che, in Italia e nel mondo, manifestano la propria opposizione al genocidio, all’occupazione e all’apartheid in Palestina. In estrema sintesi, si tratta di una vera e propria controffensiva ideologica sionista innescata all’inizio degli anni Duemila dal governo israeliano, in particolare dal Ministero della Diaspora, con l’obiettivo di attivare azioni diplomatiche efficaci per far accogliere dall’opinione pubblica internazionale i due concetti complementari di “Israele come Ebreo collettivo” e di “nuovo antisemitismo”, equiparato all’antisionismo, al fine di silenziare le critiche a Israele per la sua brutale occupazione e per il mancato rispetto dei diritti umani nei confronti dei palestinesi. Su queste basi, nel 2016 venne approvata la definizione operativa, non giuridicamente vincolante, di antisemitismo dell’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) e diversi paesi europei (Regno Unito, Germania, Austria, Francia) la integrarono nelle loro legislazioni dando il via a una serie di azioni di denuncia e censura nei confronti del movimento BDS, di attivisti, intellettuali e artisti. Il governo italiano ha adottato la definizione IHRA nel 2020 e ha pianificato due strategie nazionali di lotta all’antisemitismo nel 2021 e nel 2025. Attualmente il disegno di legge Gasparri propone di passare dalla adozione della definizione IHRA alla sua approvazione per legge rendendo penalmente punibile (fino a sei anni di carcere) il reato di antisemitismo, cioè la “la propaganda, l’istigazione o l’incitamento (che) si fondano, in tutto o in parte, sull’ostilità, sull’avversione, sulla denigrazione, sulla discriminazione, sulla lotta o sulla violenza contro gli ebrei, i loro beni e pertinenze, anche di carattere religioso o culturale, nonché sulla negazione della Shoah o del diritto all’esistenza dello Stato di Israele o sulla sua distruzione”. Aggravante è considerato “l’uso, in qualsiasi forma, di segni, simboli, oggetti, immagini o riproduzioni che esprimano, direttamente o indirettamente, pregiudizio, odio, avversione, ostilità, lotta, discriminazione o violenza contro gli ebrei, la negazione della Shoah o del diritto all’esistenza dello Stato di Israele”. Già solo uno slogan come “Palestina libera dal fiume fino al mare” o una carta geografica della Palestina su una t-shirt o su un cartello possono essere intesi come propaganda che nega il diritto all’esistenza di Israele o allude alla sua “distruzione”, dunque punibili per legge. L’articolo che segue nasce dall’esigenza di comprendere e divulgare, pur senza pretese di completezza, alcuni aspetti del percorso che ha portato l’attuale governo a una tale proposta di legge e di ipotizzare alcune linee di interpretazione politica e di contrasto per contribuire al dibattito pubblico. La militarizzazione riveste in questa storia un ruolo cruciale, in quanto è al generale di corpo d’armata dei Carabinieri Pasquale Angelosanto, dal 2017 al 2023 comandante del Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri (ROS) con competenze sulla criminalità organizzata e sul terrorismo, nominato nel gennaio 2024 dall’attuale governo, che è affidato il ruolo di Coordinatore nazionale della Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo, ed è alle Forze Armate e alle Forze dell’Ordine che è affidato il contrasto al “nuovo antisemitismo”, cioè la repressione politica e culturale di coloro che nelle scuole, nelle università e nelle piazze sottopongono a esame critico e denunciano il colonialismo e le politiche razziste e genocidarie dello stato di Israele dalla sua nascita a oggi.
Maria Teresa Silvestrini
ARTICOLO: Il disegno di legge Gasparri: hasbara e israelizzazione per la assimilazione delle coscienze e la repressione del dissenso
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All’IIS D’Adda di Varallo venerdì 21 novembre è stata allestita la mostra fotografica C’era una volta Gaza a cura di Paolo Trainito. La presentazione è avvenuta in occasione di un’assemblea studentesca, durante la quale le ragazze e i ragazzi hanno proposto riflessioni, letto poesie e ascoltato l’intervento del fotoreporter. Sulla base della sua esperienza avuta a Gaza nel 2022, Trainito ha restituito frammenti di vita, sguardi e speranze, aprendo l’obiettivo sulla dignità, la forza e la resistenza di un popolo che non può essere raccontato solo attraverso il dolore del genocidio. A visitare la mostra anche le classi dell’IPSEOA G. Pastore di Varallo. Presente all’iniziativa una rappresentante del MIR Borgomanero. Nella cittadina valsesiana, sempre venerdì 21, di sera, il prof. Claudio Carofiglio, docente del D’Adda con trascorsi come cooperante volontario in Palestina, ha presentato un excursus sulle ragioni storiche dell’oppressione sionista contro le comunità di Gaza e della Cisgiordania.
Ha organizzato la locale sezione ANPI.
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La Scuola per la pace Torino e Piemonte e il Comitato Un aiuto per la Palestina invitano a una serata di solidarietà per Gaza che si terrà venerdì 19 dicembre, dalle ore 17, nei locali di Pais in Corso Casale 97, Torino. Dopo la presentazione del libro di Naim Abu Saif, L’ultimo respiro di Gaza, ci sarà l’Hasta Palestina Siempre e a seguire un apericena arabo-palestinese.
Vi aspettiamo numerosi!
Naim Abu Saif
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La Scuola per la pace Torino e Piemonte ha inviato alle/gli europarlamentari italiani la lettera aperta del movimento internazionale Stop ReArm Europe per esprimere il profondo dissenso della popolazione nei confronti dell’economia di guerra e delle politiche di riarmo e chiedere, alla vigilia del voto sul bilancio UE 2026 e di altre importanti discussioni e votazioni che avranno luogo prossimamente, di fare tutto il possibile per evitare il previsto, ingente e scandaloso trasferimento di risorse alla spesa militare. La lettera è anche una rigorosa agenda politica sulle sfide del prossimo periodo legate al riarmo e suggerisce una serie di passi e di azioni concrete per contrastare le politiche di riarmo.
Chiediamo a tutte e tutti di impegnarsi per divulgare la lettera aperta, qui allegata in versione inglese e italiana, attraverso siti e canali social come un primo passo per prendere voce e parola prima dello sciopero del 28 novembre, della manifestazione del 29 novembre e dello sciopero del 12 dicembre.
La lettera può essere inviata alle/gli europarlamentari da associazioni e organizzazioni.
Ci opponiamo ai piani dell’UE di spendere altri 800 miliardi di euro in armi. Saranno 800 miliardi di euro rubati. Rubati ai servizi sociali, alla sanità, all’istruzione, al lavoro, alla costruzione della pace, alla cooperazione internazionale, a una transizione giusta e alla giustizia climatica. Ne beneficeranno solo i produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove. Renderanno la guerra più probabile e il futuro meno sicuro per tutti! Genererà più debito, più austerità, più confini. Approfondirà il razzismo. Alimenterà il cambiamento climatico. Non abbiamo bisogno di più armi; non abbiamo bisogno di prepararci ad altre guerre. Ciò di cui abbiamo bisogno è un piano completamente diverso: una sicurezza reale, sociale, ecologica e comune per l’Europa e per il mondo. https://stoprearm.org
[di Roberta Alunni, Scuola per la Pace, StopRearmEurope]
Il 29 ottobre 2025 il Collegio Docenti del Liceo Artistico Cottini ha approvato a larghissima maggioranza la seguente mozione:
La Scuola ripudia la guerra
La barbarie bellica sembra essersi impadronita della nostra esistenza. In questo momento, nel nostro pianeta sono in atto oltre 50 conflitti, fra stati e/o fazioni civili: la guerra russo-ucraina, o quelle in Myanmar, Sudan, Siria sono solo alcune di un elenco purtroppo molto lungo.
Bombardamenti, droni killer, massacro di civili (soprattutto donne e bambini) ci vengono riproposti quotidianamente, quasi a certificarne la normalità, come se dovessimo abituarci all’indifferenza.
In Palestina, nella Striscia di Gaza e non solo, l’orrore è ancora maggiore. La popolazione è affamata, le strutture abitative distrutte per oltre il 70%, ospedali e scuole rasi al suolo, sfollamento continuo di oltre due milioni di persone. Israele parla apertamente di allontanamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. Un progetto di pulizia etnica. Non a caso la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati di arresto per la leadership israeliana (incluso Netanyahu e Gallant) per presunti crimini e violazioni del diritto umanitario nel conflitto a Gaza e più voci autorevoli hanno definito quello in corso nella Striscia un genocidio.
Ebbene, di fronte a tutto questo la scuola non può più tacere. Se lo facesse, abdicherebbe al proprio compito educativo, al dovere di lavorare per la pace, per l’inclusione e contro ogni forma di discriminazione e di pregiudizio.
La scuola non può rinunciare a far vivere la nostra Costituzione che, come recita l’art.11, “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Per questi motivi il Collegio dei Docenti del Liceo Artistico Statale “Renato Cottini” si impegna
1) A richiedere l’esposizione della bandiera della Pace per ribadire la condanna di tutte le guerre;
2) Ad affrontare, all’interno dei programmi di studio e/o nei moduli di Educazione Civica, il tema della pace e della guerra, affinché tutti gli studenti e tutte le studentesse possano maturare conoscenze adeguate ed esprimere autonomamente le loro riflessioni;
3) A costituire un gruppo di lavoro che monitori costantemente l’evolversi del conflitto a Gaza e che organizzi due iniziative destinate alle classi quarte e quinte nel corso dell’anno.
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Ad oggi due di quegli impegni sono già stati rispettati: la bandiera palestinese svetta alta e bella dinanzi all’ingresso della scuola e il gruppo di lavoro è stato costituito e ha tenuto la sua prima riunione. Per ora è formato da una decina di persone.
Anche se sono in pensione da quest’anno, sono ugualmente stata invitata a partecipare alla riunione e a collaborare alle attività del gruppo, e ciò mi ha fatto enormemente piacere. Conto di agire in primo luogo come ponte fra La Scuola Per La Pace e il Liceo Cottini, ma anche di promuovere le attività in seno a StopRearmEurope e all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.
Ecco in sintesi ciò che è emerso dalla prima riunione:
– finalità e denominazione: in coerenza con la mozione approvata, favorire un orientamento dell’istituto contro la militarizzazione della scuola, contro il riarmo e le politiche belliche e a favore dell’educazione alla pace. Promuovere le iniziative riguardanti la situazione a Gaza e in Cisgiordania. Rappresentare un punto di riferimento per studenti e docenti coinvolti in attività che perseguano le medesime finalità. Abbiamo provvisoriamente denominato il gruppo ARTICOLO 11 (aggiungo che però sappiamo che nulla è più definitivo del provvisorio)
– obiettivi operativi immediati: sensibilizzazione degli studenti e dei docenti non ancora coinvolti, raccordo con il collettivo di studenti che lavora per le medesime finalità, diffusione informazioni su attività promosse da SPP, Osservatorio e StopRearm, raccolta e costruzione di materiali e mezzi di fruizione e diffusione dei medesimi, creazione di un drive che raccolga tutti i documenti utili e condivisibili con i docenti: verbali degli incontri, schede informative, materiale didattico, iniziative, buone pratiche ecc. (già operativo e contenente schede informative), predisporre sistemi di comunicazione efficaci per coordinare le attività del gruppo
Obiettivi a medio termine: riguardano le proposte per l’anno scolastico corrente 2025/26: – incontro rivolto alle classi con Antonio Mazzeo (finalità: aumento consapevolezza del problema della militarizzazione della società) – percorso sulla cultura palestinese, in particolare sulla letteratura. Presumibilmente nel periodo fine gennaio/inizio febbraio 2026; in collaborazione con associazioni palestinesi di Torino. Il percorso include lavoro in classe (lettura e analisi di brani letterari contemporanei) e eventuali incontri con esperti. Si potrà liberamente utilizzare il materiale messo a disposizione da Scuola Per la Pace – incontro a carattere storiografico sulla vicenda palestinese, con un incontro con accademico. – gruppo di lavoro sugli effetti del linguaggio bellicistico e sulla disumanizzazione dell’altro attraverso l’uso del linguaggio; da rivolgere soprattutto a studenti del biennio – iniziare un gemellaggio fra classi dell’istituto e classi di studenti europei che lavorino sugli stessi temi riguardanti conflitti e pace; lavoro a distanza che può risolversi in semplici incontri online fra le classi coinvolte, o interessare solo alcuni studenti per ciascuna classe
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Riteniamo che l’idea di costituire un gruppo di lavoro ben individuato all’interno di una scuola sia estremamente importante sia per contrastare più efficacemente la “normalizzazione” dell’idea di guerra e riarmo, sia come punto di riferimento per tutta la comunità che afferisce all’istituto (docenti, studenti, famiglie, personale ATA…), e speriamo che la nostra esperienza possa ispirare altre scuole a fare la stessa cosa.
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